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Categorie: Cronaca Cultura News

Nobel per la medicina per lo studio sul trasporto molecolare

Published by
Domenico Cacciapuoti

Oggi a Stoccolma è stato assegnato il premio Nobel per la medicina a due medici americani, Rothman e Sheckman, e al tedesco Sudhof per i loro studi su come le cellule organizzano il loro sistema di trasporto. Col Nobel anche un premio in denaro pari a 900mila euro. Per comprendere l’importanza dei loro studi, bisogna immaginare il nostro corpo come una stazione e le cellule come dei treni, che continuamente necessitano di scambiare merci, nel nostro caso, molecole, proteine. Come si evita il caos, cosa funge, per rimanere nella metafora logistica, da capostazione e coordina le cellule tra di loro?

Un meccanismo scoperto dai tre scienziati, che si chiama fusione delle membrane: attraverso delle vescicole, che si fondono alle membrane cellulari, le cellule sono in grado di scambiare molecole con l’esterno o portarle al proprio interno. Caso classico quello dell’insulina, che dalle cellule del pancreas passa al sangue per impedire l’insorgere di patologie come il diabete. I loro studi, negli anni, sono serviti anche per capire come agiscono i medicinali nel nostro corpo o per analizzare alcune malattie come l’Alzheimer.

Domani si assegnerà il Nobel per la fisica, il 9 quello della chimica, l’11 quello per la pace e il 14 per l’economia. Proprio domani è previsto, in occasione dei 75 anni dalla sua assegnazione, il ricordo del più discusso premio, passato alla storia come il Nobel per errore, cioè quello per la fisica attribuito a Enrico Fermi. Infatti nel 1938 gli fu consegnato dal re di Svezia per aver scoperto due nuovi elementi radioattavi.

La storia è piuttosto semplice. Fermi era convinto di poter ottenere, bombardando con raggi beta l’elemento con più protoni in natura, l’uranio 92, altri elementi radioattivi più pesanti, perché contenenti un protone in più, quali uranio 93, 94 e così via. Ma l’esito dei suoi esperimenti non fu chiaro nemmeno allo stesso Fermi, che definì gli elementi derivanti dai suoi esperimenti come “due cose radioattive”, chiamate auseum e hesperium. Era tale la fama di Fermi che nessun nella comunità scientifica osò contraddirlo o verificare gli esiti dei suoi studi. Una settimana dopo l’assegnazione del Nobel a Fermi, alcuni scienziati tedeschi, tentarono di replicare gli esperimenti dello scienziato italiano, ma non ottennero due nuovi elementi radioattivi, ma del bario, che avendo 56 protoni è meno pesante dell’uranio. Ma come era stato possibile? Fermi non aveva scoperto nuovi elementi radioattivi, ma aveva realizzato la fissione nucleare. Per questo avrebbe meritato, eccome, il premio Nobel per la Fisica.

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Domenico Cacciapuoti