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Categorie: Economia Tecnologia

Il padre dell’iPod si dedica alla smart home

Published by
Piercarlo Slavazza

Nest, la società di Tony Fadell, considerato uno dei padri dell’iPod, ha recentemente lanciato sul mercato un nuovo prodotto chiamato Nest Protect, un rilevatore di fumo e monossido di carbonio che, distinguendosi per innovazione tecnologica e di design, entra di diritto nell’elenco dei dispositivi che meglio definisco la “smart home“.

L’edizione statunitense della rivista Wired, racconta che Fadell, di ritorno da un lungo soggiorno in Europa che seguì la sua dipartita da Apple, decise di progettare la sua nuova casa in modo che fosse tecnologicamente avanzata e improntata al maggior risparmio energetico possibile; fu allora che si rese conto che esistevano margini per una massiccia innovazione nel settore della “smart home” e della Internet Of Things, e decise che avrebbe avviato un’iniziativa imprenditoriale improntata alla realizzazione di quella visione tecnologica.

Il primo prodotto di Nest fu un termostato in grado di adattare automaticamente il proprio comportamento alle abitudini di chi abita la casa dove è installato, con l’obiettivo di ridurre i consumi senza che all’utente sia richiesto di regolarlo attraverso complicate interfacce di comando; dal design ispirato all’iPod, il termostato di Nest è in grado di raggiungere questo obiettivo raccogliendo e analizzando i dati relativi all’uso e quelli collezionati dai sensori di movimento, che permettono di capire se un utente è in casa o è uscito.

Nest Protect è dunque il secondo prodotto della società di Fadell, e, al pari del termostato, è anzitutto caratterizzato da una linea accattivante che vuole far diventare elemento d’arredo un dispositivo comunemente considerato un “male necessario” per l’estetica degli interni di un’abitazione (si ricordi che gli allarmi anti-incendio sono obbligatori nelle abitazioni private statunitensi).

Se lo stile è stato considerato centrale nella progettazione del Protect, è tuttavia il fattore sicurezza l’elemento su cui si è concentrata l’innovazione. Particolare attenzione è stata data alla gestione dei “falsi allarmi”; da un lato, sono stati integrati sensori particolarmente sofisticati, in grado di distinguere per esempio il fumo dal vapore, e dall’altro si è fatto in modo che il dispositivo fosse in grado di comunicare in modo più naturale con l’utente – così come già era avvenuto col termostato.

Dunque il Protect, prima di attivare la sirena, comunica verbalmente il raggiungimento di una soglia di guardia nel rilevamento del fumo; a quel punto, se per esempio non si trattasse di un incendio ma banalmente del fumo prodotto inavvertitamente da qualche pentola in cucina, è sufficiente avvicinarsi al Protect e agitare la mano per fargli sapere che la situazione è sotto controllo. I sensori dell’apparecchio sono inoltre in grado di distinguere questo tipo di interazione dai movimenti concitati che verosimilmente verrebbero eseguiti in caso di un vero incendio, quando ovviamente spegnere l’allarme non sarebbe desiderabile.

Questa gestione della comunicazione, a detta dei progettisti, consentirebbe di diminuire il rischio, apparentemente molto alto, che gli utenti disattivino il dispositivo per non essere infastiditi dal suono della sirena in caso di falsi allarmi.

Ma ciò che rende il Protect, oltre che un utile servizio della smart home, anche un interessante componente della Internet Of Things, è la sua capacità di comunicare col Nest Thermostat. La cooperazione tra i due dispositivi avviene in particolare in due scenari: in uno il termostato sfrutta i sensori di movimento del Protect per affinare la sua comprensione della presenza di persone nell’abitazione, e nell’altro il Protect, in caso di rilevamento di monossido di carbonio, ordina al termostato di spegnere la caldaia.

Inoltre, se in una abitazione sono installati più sensori Protect, essi sono in grado di comunicare anche tra loro, in modo che in tutta la casa, in caso di incendio in un determinato locale, la voce artificiale di ogni Protect annunci qual è la stanza in cui è stato rilevato il fumo.

Quando e se i dispositivi Nest saranno in grado di scambiare i dati raccolti dai loro sensori anche con apparati prodotti da terze parti, allora potremo affermare che sarà stato Tony Fadell, già inventore dell’iPod, a portare l’Internet Of Things nelle nostre case.

[Fonte: Wired]

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Piercarlo Slavazza