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Categorie: Cultura News

Unioni civili, la discriminazione si consuma nelle piccole cose. Intervista a Francesca Vecchioni

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Alessia Di Raimondo

La famiglia è sempre stata una forma “difforme” di relazioni affettive. Il concetto mononucleare della famiglia – papà, mamma e bimbo – è uno stereotipo che fa da modello, ma sappiamo che non è rappresentativo di tutte le realtà. Il caso Barilla ha scoperchiato un pentolone, quello del pregiudizio sociale. Sono grata a Guido Barilla per questo“.

Così esordisce Francesca Vecchioni ai microfoni di Bloglive quando si affronta il tema della chiusura italiana verso l’omosessualità a partire dalle vicende che recentemente hanno avuto ampia risonanza, ultimo il polverone sollevatosi attorno alle scomode dichiarazioni di Guido Barilla circa il pregiudizio verso le unioni gay ed il tabù posto dal noto brand per la rappresentazione delle famiglie omogenitoriali nei suoi spot.

Francesca, giornalista e consulente, figlia del cantautore Roberto Vecchioni – tra i candidati al Nobel per la Letteratura 2013 ed attualmente in giro per l’Italia per promuovere l’ultimo disco “Io non appartengo più” – è madre di due bimbe, Nina e Cloe, avute con la sua compagna Alessandra grazie alla fecondazione eterologa effettuata in Olanda (in Italia non è concesso).

Parlava così nel 2012 in un’intervista rilasciata al settimanale Oggi: “Io e la mia compagna Alessandra ci amiamo, abbiamo due figlie e vorremmo che fossero tutelate attraverso l’affermazione dei nostri diritti. È assurdo che, per esempio, nel caso io venissi a mancare la mia compagna per la legge italiana sarebbe una perfetta estranea rispetto alle bambine, le quali sarebbero le prime vittime di una situazione ingiusta”.

L’amore di cui Francesca parlava allora traspare anche dalle parole rilasciate nell’intervista esclusiva concessa a noi di Bloglive. Amore verso le due bimbe che vorrebbe fossero tutelate nei loro diritti anche se appartenenti ad un nucleo familiare “atipico” secondo quella che è la situazione attuale in Italia. Amore verso la sua compagna con la quale conduce una continua battaglia contro il pregiudizio sociale: definisce così la chiusura verso l’omosessualità e le unioni civili; eccessivo, invece, sarebbe parlare di omofobia.

Dalle pagine del suo blog e della sua pagina Facebook, Francesca a gran voce invia continui messaggi di apertura e di progresso culturale e sociale perché le istituzioni italiane si aprano verso il riconoscimento dei diritti delle unioni civili e dei figli nati da unioni civili.

Iscritta con la compagna nel Registro delle Unioni Civili di Milano, Francesca non ha filtri nel dire che il limite dell’Italia non sta nelle persone – pronte ad abbandonare i tabù – ma nel ritardo della politica verso leggi e procedure amministrative che accelerino il passaggio ad una società aperta, non incatenata negli stereotipi e pronta ad abbracciare le mille sfaccettature che la vita ci pone di fronte.

Il rapporto con la Chiesa, la quotidianità per una coppia gay con dei figli, ma anche il rapporto con Papà Roberto e la sua partecipazione nella battaglia della figlia, fino al libro “Le cose cambiano”, recentemente in edicola e in libreria, di cui Francesca è coautrice. Questi tra gli argomenti discussi con Francesca nell’intervista ascoltabile in esclusiva per Bloglive nel video in apertura.

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Alessia Di Raimondo