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Categorie: Cultura

Cinema, violenza e censura: breve rassegna di film mutilati e banditi

Published by
Cristian Sciacca

Se chiedete ad un regista quale sia il suo peggior incubo professionale, vi risponderà certamente la censura. Più dell’attore cane di turno, più del direttore della fotografia indegno, più del produttore carogna, vi dirà che la scure agitata dall’organo di controllo statale è la cosa che più odia e teme. D’altronde siamo ormai abituati a sentir parlare di film tagliati, su imposizione del visto censura. O massacrati, ovvero privati di numerosi minuti rispetto alla versione originale. E alle volte, addirittura vietati in alcune nazioni, come opere fuorilegge.

Tra le cause che possono indurre la censura di uno Stato a compiere incisive operazioni di revisione (o ostracismo, a seconda) su una pellicola, le più comuni sono legate alla trattazione di tematiche scomode o argomenti ritenuti tabù, come il sesso (giorni fa vi abbiamo proposto in merito una rassegna di censure nel mondo dei cartoni animati), la religione, pregiudizi di etnia e soprattutto la violenza. Tra gli ultimi casi di pesante censura, ad esempio, possiamo citare il remake – meno ironico e più splatter – di Fede Alvarez de La casa, che in molti paesi è stato vietato ai minori di 18 anni e addirittura proibito in Ucraina. O l’ultimo film di Kim Ki-duk, Moebius, con cui il regista sudcoreano torna alle origini torbide e violente del suo cinema, e che verrà bandito proprio nel suo paese natale.

La censura di recente non ha scherzato neanche in Europa occidentale. Ne sanno qualcosa i fan tedeschi della saga di Saw, la cui proiezione pubblica del suo ultimo capitolo, Saw 3D, è stata proibita in Germania. Sempre in tema di gore, A Serbian film (l’unico lungometraggio del serbo Srdjan Spasojevic) non ha avuto diffusione in Spagna, dove è stato interdetto per la massiccia componente porno-violenta, che include nel suo campionario lo stupro di un neonato. Nel 2008, in Francia, Martyrs è stato vietato ai minori di 18 anni, situazione che non si verificava da vent’anni. In Inghilterra, invece, sono due gli esempi più recenti di censura pesante: il giapponese Grotesque (a metà fra Saw e Hostel) è stato perentoriamente bandito, mentre The human centipede 2 – Full sequence ha prima ricevuto lo stop alla sua distribuzione nazionale, per poi ricevere il benestare dalla BBFC (l’ente inglese che assegna il rating ai film) per la visione da parte dei maggiori di 18 anni, solo dopo trentadue interventi volti a tagliare scene ritenute insostenibili per il pubblico d’Oltremanica. Curiosità: il suo prequel, The human centipede aveva ottenuto un discreto successo, incassando anche una semi-parodia in una puntata della serie South Park (nell’episodio The human centiPad).

Di pellicole irrimediabilmente mutilate per le loro scene di violenza o ostracizzate per anni per “tutelare” la sensibilità del pubblico, ne è piena la storia del cinema: da Arancia Meccanica, proibito per decenni nelle sale di diversi paesi e trasmesso in TV in Italia solo 36 anni dopo la sua realizzazione (nel 2007 su La7) a L’Esorcista, rilasciato in home-video solo nel 1999. E ancora, Non aprite quella porta (l’originale di Tobe Hooper del ’74), bandito inizialmente in Norvegia, Svezia e Islanda e Assassini nati di Oliver Stone, completamente vietato in Irlanda, e inizialmente anche in Inghilterra (dove poi uscì con divieto per i minori e dopo numerosi tagli). Anche se il film maledetto per antonomasia rimane Freaks, pellicola del ’32 firmata da Tod Browning (arrivata in Italia negli anni settanta), che all’epoca subì il taglio di oltre mezzora della sua durata, ridotta a soli 64 minuti. La versione originale di quest’opera è andata persa per sempre.

E l’Italia? Anche da noi cineasti e censura hanno più di una volta fatto la guerra tra di loro. Se l’ultimo caso di film proibito in territorio nazionale per la violenza mostrata è Morituris (di Raffaele Picchio), horror del 2011 con protagonisti dei gladiatori, negli anni ottanta fece scalpore Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, vietato dall’80 all’84 e poi riproposto in home-video, privato di numerose scene. Anche se il caso più celebre riguarda Salò e le 120 giornate di Sodoma, il testamento artistico di Pasolini: nel dicembre del ’75, tre settimane dopo la sua uscita, la pellicola venne sequestrata dalla procura della Repubblica di Milano, che intentò anche un procedimento penale ai danni del produttore Alberto Grimaldi (Pasolini era deceduto da poco). Salò venne praticamente ostracizzato in Italia per sedici anni e solo nel ’91 gli venne riconosciuta la piena dignità artistica (ma fu trasmesso in tv per la prima volta solo nel 2003 dall’ex piattaforma digitale Stream).

L’opera però considerata tra tutte la più violenta e disturbante è attualmente la trilogia snuff di August Underground: tre episodi diretti con budget irrisorio da un certo Fred Vogel. August Underground non è stato rilasciato nelle sale statunitensi ed è stato vietato anche in home-video in moltissimi paesi, tra cui Italia e Inghilterra. Tuttavia, il passaparola, unito al gusto dell’orrido, lo ha fatto arrivare attraverso la rete un pò dappertutto, trasformandolo in un piccolo macabro cult. Della serie: più sono proibiti, più li vogliamo vedere.

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Cristian Sciacca