Non si dimette. Il motivo? Non ha mai abusato del suo potere per far scarcerare Giulia Ligresti. Questa l’estrema sintesi dell’audizione tenuta oggi dalla ministra Cancellieri prima al Senato e poi alla Camera. Sostiene che anche un ministro abbia diritto all’umanità nei confronti di chi è in difficoltà. Indipendentemente dal cognome o dalla famiglia da cui proviene. Infatti, ci sarebbero altri centodieci casi di segnalazioni dirette al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per situazioni simili a quelli della signora Ligresti. E che resterà al suo posto fino a quando avvertirà nei suoi confronti la piena fiducia da parte del Parlamento e del Governo.
Archiviata, se mai sia stata presa seriamente in considerazione, la proposta delle dimissioni di Annamaria Cancellieri, le reazioni al discorso della ministra non sono mancate. Mentre il Movimento 5 stelle presenta una mozione di sfiducia, seguito da Sel e dalla Lega Nord, Pd e Pdl difendono l’operato della Guardasigilli e confermano il loro voto a riprova della fiducia nei suoi confronti.
La stessa Cancellieri oggi ha precisato come non ci sia nessun paragone tra la sua telefonata e quella di Berlusconi. Lei è direttamente responsabile delle condizioni di vita dei carcerati e aveva il dovere di intervenire per evitare un possibile tentativo di suicidio… Inoltre, secondo quanto accertato anche dalla Procura di Torino, l’intervento della Cancellieri ha “solo” influito sui tempi e non sulle procedure.
Quel che è certo è che la telefonata, seppur irrilevante dal punto di vista procedurale sulla vicenda di Giulia Ligresti, è stata quanto meno inopportuna. Perché ha alimentato ulteriormente la sensazione dei cittadini che ci siano detenuti di serie A e detenuti di serie B. Persone che “meritano” una mobilitazione addirittura del ministro in persona e altre che, pur avendo gli stessi problemi, non sono degne dello stesso trattamento. In base, naturalmente, alle amicizie e alla conoscenze. Perché è vero che siamo esseri umani che provano anche compassione, ma quando si rappresenta una istituzione ci sono cose che è meglio evitare. Rimane la necessità di soluzioni serie e durature al problema del sovraffollamento carcerario che genera condizioni di vita inaccettabili e rende la vita impossibile per tutti i detenuti. Causando anche diversi decessi negli istituti detentivi, anche per suicidio.
Altro dato certo è che, in Italia, le dimissioni sono un evento assai raro. Né Annamaria Cancellieri, né Angelino Alfano prima di lei (per il caso Ablyazov), hanno ritenuto opportuno lasciare il loro posto. La sola ad aver pagato un prezzo, forse sproporzionato rispetto alla “colpa”, certamente meno grave dei casi sopra citati, è stata Josefa Idem. Sbagliare è umano, ma perché un’assunzione di responsabilità per le proprie azioni e i proprio errori è così rara in questo Paese?