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Categorie: News Politica

Spese pazze, Regione Emilia-Romagna nella bufera

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Andrea Intonti

Quasi 450mila euro. E’ questa la cifra chiesta come rimborso per cene di rappresentanza e pernottamento da giugno 2010 a dicembre 2011. Alla Regione Emilia Romagna, nessuno dei nove gruppi consiliari può dirsi esente dal cosiddetto “scandalo cene pazze”.

A un anno dall’acquisizione dei faldoni, l’inchiesta per peculato portata avanti dai pm Morena Palazzi e Antonella Scandellari, dal procuratore capo Roberto Alfonso e dall’aggiunto Valter Giovannini della Procura di Bologna, evidenzia come a spendere di più sia stato il Pdl, con 220mila euro spesi dai dodici consiglieri, seguito dai 24 consiglieri democratici, che in nota spese ascrivono 145mila euro, dalla Lega Nord (53mila) dal Movimento 5 Stelle (18mila) e dall’Udc (6.500). Indagati per lo stesso reato anche i capigruppo del Gruppo Misto, dell’Idv, di Sel e della Federazione della Sinistra.

Secondo quanto scriveva nei giorni scorsi il Sole24Ore, però, lo scandalo riguarderebbe anche una serie di consulenze esterne, contratti a progetto, co.co.co. e collaborazioni a tempo, per una cifra totale di due milioni di euro.

L’inchiesta ha già portato alle dimissioni del capogruppo Pd Marco Monari, che ha abbandonato la poltrona di capogruppo ma non quella di consigliere. Nel materiale contabile acquisito dai magistrati ci sarebbe infatti anche una nota di 800 euro relativa ad un soggiorno di due notti in un hotel di Amalfi, pagato con le carte di credito date dal partito – pratica cancellata con l’avvio delle indagini secondo un anonimo dirigente del Pd intervistato dal settimanale Panorama – all’ormai ex capogruppo e di Roberto Montanari, anch’egli consigliere Pd ed ex segretario regionale dei Ds.

In questa situazione il rispetto che devo a me stesso, unito all’affetto per il partito che ho contribuito a fondare, per i colleghi consiglieri che mi hanno eletto e per i miei iscritti, mi impone di lasciare immediatamente la guida del gruppo regionale”, ha scritto in una nota circolata fin dalle prime ore successive allo scandalo. Sulla decisione peserebbe anche la decisione del segretario provinciale del partito, Raffaele Donini, di imporre un passo indietro a Munari qualora non lo avesse fatto per propria iniziativa.

Andrea Defranceschi, unico esponente del M5S dopo il passaggio di Giovanni Favia al Gruppo Misto, ha invitato a “non fare illazioni”, ricordando come i conti dell’M5S siano “on-line dal 2010”. Secondo la sua ricostruzione, infatti, la spesa di 9.000 euro cadauno dei due consiglieri (Defranceschi e Favia, appunto) sarebbe da ripartire su “21 giorni lavorativi al mese” e su tutti i dipendenti del gruppo “con i quali mangiavamo o alla mensa o alla baracchina qui dietro o alla bocciofila. A parte due o tre trasferte, non ci sono cene, né pazze né normali”.

I magistrati, comunque, invitano alla calma.Continuiamo a lavorare con la riservatezza e l’impegno di sempre” ha detto il procuratore aggiunto e portavoce della Procura, Valter Giovannini.

[foto: www.online-news.it]

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