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Categorie: Cultura

L’Arte aiuta l’Arte, quando il restauro diventa social

Published by
Enrica Raia

Se l’arte è di tutti, grazie al web diventa ancora più vicina. Merito dell’iniziativa ‘L’Arte aiuta l’Arte’ promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che chiama a raccolta i cittadini italiani per sostenere e tutelare alcune delle innumerevoli opere artistiche che compongono lo straordinario patrimonio culturale italiano, il più ricco al mondo.

Dopo aver aperto in notturna le porte di alcuni dei più importanti musei italiani, anche la rete si apre ai utenti appassionati di arte che diventano in questo modo protagonisti assoluti del progetto, potendo contribuire direttamente, con un semplice click, al restauro di un’opera che verrà scelta da una rosa di otto, tra sculture e dipinti, custodite nei musei di Firenze, Venezia, Roma e Napoli. A finanziare il restauro saranno proprio i proventi dei biglietti di ingresso delle precedenti edizioni di ‘Una notte al Museo’, iniziativa del Mibact che prevede, ogni ultimo sabato del mese sino a dicembre 2013, aperture straordinarie notturne dalle ore 20 alle 24 dei più importanti poli museali del nostro paese.

Parola chiave: partecipazione dunque, ma anche responsabilità perché il progetto, oltre che impegnare attivamente, mira anche a sensibilizzare i reali fruitori dei Beni Culturali verso la necessità di tutelare e valorizzare beni che appartengono alla collettività. “Attraverso il progetto L’Arte Aiuta l’Arte – ha dichiarato il Ministro dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo, Massimo Brayvogliamo coinvolgere attivamente i cittadini nel sostegno alla conservazione e alla tutela del patrimonio culturale statale, che è un patrimonio comune”. Nel primo weekend di consultazione pubblica sono stati tre mila gli accessi al sito e ottocento le preferenze espresse, segno che l’iniziativa ha destato quantomeno una certa curiosità. Ma è possibile fare di più. Infatti, c’è tempo fino al prossimo 15 novembre per votare l’opera preferita. Al termine della consultazione verrà poi pubblicata sul sito del ministero la graduatoria finale delle opere più votate dai cittadini.

Sceglierne una non sarà facile, sono tutte opere dal valore culturale inestimabile e ognuna meritevole di tornare al suo antico splendore ed essere esposta al pubblico. Tra le otto opere candidate al restauro “sociale” c’è un cavallo in marmo di epoca romana (I secolo d.C.), custodito alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Sempre a nel capoluogo toscano, presso la Galleria dell’Accademia, si trova una croce dipinta raffigurante Gesù crocifisso con la Maddalena adorante che, in ginocchio, bacia i piedi del Cristo. L’opera – risalente al III secolo d.C. – è di un anonimo pittore fiorentino, in passato considerato un seguace di Duccio di Buoninsegna, ma più assimilabile in realtà all’ambito cimabuesco, il cui stile è ben visibile in particolare nella Croce dipinta dal Cimabue per la chiesa di Santa Croce.

Nel museo di Capodimonte di Napoli sono conservate due tavole di epoca rinascimentale che riproducono la Madonna con il bambino: una attribuita a Pietro Vannucci detto il Perugino, l’altra invece riferita all’ambito di Raffaello, e datata all’ultimo periodo della sua attività, tra gli anni dieci e gli anni venti del Cinquecento. La Capitale è rappresentata da due opere custodite entrambe alla Galleria Nazionale di Arte Antica presso Palazzo Barberini: l’una è una Natività attribuita alla scuola fiamminga e in particolare al Maestro delle Storie di San Giovanni Evangelista (pittore bruggese attivo verso la fine del XV secolo). La tavola formava probabilmente un trittico o comunque un complesso con l’altra opera scelta per il restauro, una Presentazione al Tempio, la cui paternità è stata ricondotta allo stesso autore.

Le ultime due opere sono ospitate invece alla Gallerie dell’Accademia di Venezia. Si tratta di Giuditta e Oloferne del pittore seicentesco Nicholas Reiner e il Paesaggio col Battista di Francesco Zuccarelli, eseguito come pièce de rèception all’Accademia veneziana dopo l’elezione del 16 gennaio 1763.

[Credit Photo: Mibact]

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Enrica Raia