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Categorie: Cultura News

‘Dodici’ di Zerocalcare ha superato le 30.000 copie vendute

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Federica De Mita

Un nome che deriva da uno spot pubblicitario, scelto di fretta per poter intervenire in una discussione su un forum e che è diventato più famoso del prodotto reclamizzato, un ragazzo dall’aria timida, frequentatore degli spazi occupati, che crea capannelli di fans insormontabili attorno a lui a qualunque presentazione o festival del libro o del fumetto si trovi, un blog seguitissimo, decine di migliaia di copie vendute.

Stiamo parlando del fumettista romano Zerocalcare, al secolo Michele Rech, attualmente alle prese con le presentazioni di Dodici, il suo ultimo libro edito da Bao publishing, e reduce dal Lucca Comics & Games da poco conclusosi. Uscito il 17 ottobre Dodici, è un successo che ha venduto già 30.000 copie.
Presentato per tutto lo stivale, ha creato file ed ingorghi di fans che accorrono per comprare il libro, fare domande all’autore e aspettare anche più di due ore per richiedere un autografo con tanto di vignetta. Chi è romano come lui forse ricorderà la folla presente alla presentazione di Dodici al troppo piccolo Caffè letterario che ha riempito il quartiere San Lorenzo paragonabile alle tipiche moltitudini che accorrono ai concerti gratuiti della capitale.

Tappa fondamentale del viaggio di Dodici e di Zerocalcare è stato il Lucca Comics, centro nevralgico del mondo del fumettismo e imperdibile appuntamento per tutti gli amanti e i simpatizzanti della nona arte. A Lucca Zero ha parlato del suo ultimo libro e dei suo prossimi prossimi progetti, intervistato da Luca Valtorta, direttore di XL davanti ad una gremita platea con non poche “facce da nerd”, come ha dichiarato proccupato.

Il successo di Dodici prova che neanche stavolta Calcare ha deluso le aspettative dei fans, sebbene racconti una storia molto diversa dalle altre. Niente autobiografismo, niente storie di vita quotidiane, ma soprattutto niente Zerocalcare come protagonista, ergo niente armadillo a fare da alter ego/coscienza dell’autore. Dodici, il cui titolo fa il verso al telefilm 24 racconta di un’invasione di zombie – un po’ alla Romero e un po’ alla Walking dead – e si focalizza su Rebibbia, il quartiere della periferia romana in cui Zero è nato e cresciuto.

Il protagonista è il re del poker on-line Secco che segue l’esempio di Ken il guerriero e dei cavalieri dello Zodiaco, quegli stessi emblemi del sacrificio che in una vignetta del blog il pedagogo Zerocalcare cercava di trasmettere ad uno svogliato Blanka – il ragazzino delle ripetizioni.
Lo accompagnano l’amico Cinghiale, il “marpione” che pensa solo a rimorchiare e la new entry Katja, a Rebibbia per caso (o forse no) eroina con la bandana con i teschi, ispirata al personaggio di Claud di Final Fantasy, con tanto di “buster sword.

Una possibilità di salvezza per i tre, che sono barricati in casa di Zerocalcare, arriva da “Er Paturnia”, re dei bulli di Rebibbia, che ha organizzato un pullman (il 341) per far fuggire gli abitanti del quartiere verso la salvezza (Roma Nord, pensate). I protagonisti l’autobus e rimangono incastrati in una Rebibbia invasa, e in più Zerocalcare è stato brutalmente ferito da un ignoto aggressore, ed entra in un coma che diventa un altro piano narrativo, espresso dall’uso del colore, sovrapposto alla storia zombie, rappresentata dal bianco e nero. Tale sovrapposizione è un’occasione per Zero per ricordare e ripercorrere il suo rapporto con Rebibbia, come ha ribadito a Lucca:

“Io avrei voluto fare una storia di zombie punto, poi mi sono accorto mentre lavoravo che ho delle grosse difficoltà a fare delle storie che non sono autobiografiche, che non raccontano il mio sentire. Questa, non solo era una storia di fantasia, ma non c’ero neanche io come protagonista. (…) Quindi, ma questa è una cosa che mi è venuta un po’ in corso d’opera, ho sublimato la mia autobiografia nella narrazione ‘del quartiere mio’. Il mio punto di vista in questo libro sta nella descrizione del quartiere in cui sono cresciuto (…) È diventata una specie di dichiarazione d’amore per il mio quartiere”

Rebibbia è sempre presente, nella vita come nell’opera di Zerocalcare, sfondo realistico delle sue strisce autobiografiche o luogo ideale per ambientare le sue storie, ma stavolta è qualcosa di più: è protagonista e interlocutrice del libro, luogo perfetto per mescolare realtà e fantasia, humor e horror, ma anche e soprattutto luogo della memoria e dell’appartenenza che crea un legame più intimo di quello che si può avere con una città intera.

Dodici è la dimostrazione che il fumettista romano è cresciuto e che non sa solo fare le “storielle” autobiografiche, ma che sa reinventarsi e cimentarsi tra i diversi generi, manipolandoli e commistionandoli senza mai perdere il suo caratteristico senso dell’umorismo e quell’umiltà letteraria che crea comunque immedesimazione anche evitando – volutamente – di essere un manifesto generazionale.

Il libro è anche la tappa di un percorso, una parentesi “divertente”, ma anche un banco di provaper Zerocalcare che si prepara ad affrontare una nuova sfida che ha in mente da almeno un anno: un libro più impegnativo per il quale dichiara ci vorrà molto più tempo, una storia autobiografica, ma diversa anche stavolta, collettiva, che intende ripercorrere le storie della sua famiglia andando indietro nel tempo anche alle passate generazioni.

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Federica De Mita