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Categorie: News

Quale futuro per il Sud?

Published by
Antonio Savarese

Ricordate la famosa esortazione di Eduardo De Filippo “Se volete fare qualcosa di buono, fuitevenne’ a Napoli”? Bè, a vedere gli ultimi dati demografici sembrerebbe che molte persone del Sud abbiano preso in parola il popolare drammaturgo.

Il lavoro manca, i servizi scarseggiano e forse la cosa più grave è che inizia a mancare la fiducia in un futuro diverso in una zona dell’Italia che, dal dopoguerra, lotta senza soluzione di continuità per riscattarsi nei confronti del Nord.

Di chi sono le colpe? Qual soluzioni per il riscatto del nostro territorio? Negli ultimi anni si sono diffuse molte iniziative separatiste e movimenti meridionalisti, ma si tratta solo di provocazioni o davvero è voglia di rompere lo schema attuale?

“Mentre tutti guardano al Nord, ricco e potente, alle loro spalle, al Sud, credo stia nascendo l’Italia di domani. Un’Italia migliore. Cosa succede dove sembra che non stia succedendo nulla? Nelle regioni più dimenticate, come la Calabria che pare esistere soltanto per la criminalità e la ’Ndrangheta? Invece, forse, è proprio lì che si prepara il futuro.”, afferma lo scrittore Pino Aprile nel suo libro Giù al Sud.

Onestamente non credo che i terroni riusciranno a salvare l’Italia, ma sarei già felice se riuscissero a salvare se stessi, in fondo non ci vuole molto, voglia di fare, capacità di fare sistema e cultura.

Ho parlato di Sud con Marco Esposito, giornalista de Il Mattino di Napoli e autore del libro “Separiamoci”.

Qual è la genesi del tuo libro?

Lunghissima, direi. Si confonderebbe con la mia biografia o, forse, con la storia di un intero popolo. Di sicuro quando vent’anni fa vivevo e lavoravo a Milano mi sentivo napoletano e italiano allo stesso tempo. Ora mi sento “napolitano” e occhio al correttore ortografico quando lo scrivi, perché te lo corregge!

La tua è una provocazione o credi davvero che la soluzione sia quella estrema della separazione?

Vedi, tu dici “estrema” e in ciò c’è già un giudizio. Non credo che quel che è accaduto per Slovacchia, Slovenia, Croazia, Estonia, Lettonia o Lituania sia qualcosa di “estremo”. L’esistenza dell’Unione Europea -certo una Ue da migliorare, ma incommensurabilmente migliore dell’Europa delle due guerre mondiali- rende possibile una separazione serena e consensuale. L’elenco dei vantaggi è nel libro e potrei allungarlo ogni giorno. Ma ne cito uno, importantissimo: già solo crederci migliora la percezione di sé e il nostro Sud ha bisogno anche di questo, di fiducia in se stesso.

Cosa è successo in questi ultimi cinquant’anni in Italia? Chi ha le colpe maggiori del mancato sviluppo del Sud?

Perché proprio cinquanta e non centocinquantatré o venti? Ok, non si risponde a una domanda con un’altra domanda. Sto al gioco: cinquant’anni fa, nel 1964, sono nati tanti bambini quanto mai prima e mai dopo in Italia. Nel 1994 le nascite erano letteralmente dimezzate. Non c’è altro esempio nel mondo di un popolo che smette di riprodursi. Ciò segnala paure e scarsa fiducia nel futuro ed è premessa di declino economico. Quando la crisi è arrivata davvero, la reazione dei più ricchi è stata di chiusura verso gli investimenti di lungo periodo, quelli nella scuola, nelle grandi reti di infrastrutture. Chiudere i rubinetti lì dove c’erano, in termini relativi, gli “ultimi giovani”, cioè nel Sud è da aspiranti suicidi. Separarsi da chi ha perso il senno, per il Sud vuol dire salvarsi prima di cadere nel baratro nel quale lo trascina il Nord.

Non credi però che oltre alle colpe della politica forse ci sia anche una colpa dei cittadini che non vogliono o non riescono a cambiare le loro abitudini, il loro modo di pensare, la loro cultura?

Io so chi è il primo responsabile di quanto accaduto: Marco Esposito. Ho scritto centinaia di articoli, libri come “Chi paga la devolution?” e “Federalismo avvelenato” senza riuscire a smuovere le coscienze dei meridionali e degli italiani tutti. Sono stato inefficace e ne sento la responsabilità. Naturalmente non tutte le colpe sono mie: ciascun cittadino, anche parcheggiando in doppia fila o votando chi ruba, contribuisce al declino del proprio territorio.

Sei stato anche un assessore del Comune di Napoli: da dentro è possibile cambiare le cose o no?

Nessuno credeva possibile la convenzione tariffaria per ridurre il prezzo della Rc auto, invece non solo è nata Rca Napoli virtuosa, ma addirittura le altre compagnie si sono dovute adeguare e oggi Napoli va meglio, come trend di prezzo, rispetto alla media nazionale. E se puoi cambiare una cosa, con tempo e grinta puoi cambiarle tutte.

Cosa vedi nel futuro prossimo del Sud?

Una presa di coscienza. In Separiamoci, a inizio 2013, scrivevo: “Quanti figli dovremo accompagnare in ospedale o alla stazione prima di reagire?”. Ecco, dopo le grandi marce della Terra dei Fuochi so che non ci lasceremo uccidere in silenzio.

[Credits immagine: meetup.com]

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Antonio Savarese