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Categorie: News Sport

Nba, la notte delle cadute inattese

Published by
Vincenzo Renzulli

La notte prima del Thanksgiving Day, giorno in cui l’America (compresa l’Nba) si ferma per rispettare l’ultrasecolare tradizione del quarto giovedì novembrino, si è rivelata davvero ricca di carne al fuoco per gli appassionati della pallacanestro a stelle e strisce. Portland e San Antonio, due delle migliori tre squadre di quest’inizio di Nba, hanno visto interrompersi la striscia positiva di risultati che durava ormai da 11 partite. Le due squadre leader della Western Conference nel corso della loro serie positiva hanno tenuto statistiche davvero eccellenti in attacco: San Antonio ha segnato 107.3 punti ogni 100 possessi, 107.7 quelli segnati dai Blazers. Gli Spurs sono stati semi-perfetti anche dal punto di vista difensivo, dove i 90.5 punti concessi ogni 100 possessi degli avversari li pongono al secondo posto, dietro solamente ai sorprendenti (ma non più ormai) Pacers.

Miami invece, grazie al successo ottenuto sul campo di Cleveland, è riuscita a centrare l’ottavo successo di fila. Non è bastata l’accoglienza trionfale riservata a Lebron James (ben diversa da quella di un paio d’anni fa), con le maglie dei tifosi che inneggiavano al suo ritorno in Ohio. Il Prescelto ha dominato come al solito in questo inizio di stagione, e grazie a lui gli Heat sono ora subito dietro i sorprendenti Pacers nella disastrata Eastern Conference di quest’anno.

Gli Spurs si sono inchinati alla Chesapeake Arena di Oklahoma City dove i padroni di casa, guidati da un Kevin Durant da 24 punti e 8 rimbalzi e da un sorprendente Reggie Jackson da 23 punti (career high per il ragazzo nato a Pordenone), che ha sopperito alla scarsa vena realizzativa di un Westbrook da 2 su 16 dal campo. Agli uomini di Coach Popovich non è bastata la buona prestazione di Tony Parker (16 punti).

Portland invece, dopo una buona partenza, è stata surclassata dai Phoenix Suns guidati dalla coppia Dragic-Frye, capace di produrre la bellezza di 56 punti. Per la squadre dell’Arizona sono stati decisivi il secondo parziale (chiuso con 40 punti) e l’inizio del terzo, in cui il duo sloveno-americano ha prodotto un allungo di 10 punti a cui i Blazers non hanno saputo reagire.

Si conferma ancora al top dell’Nba Indiana, che passa senza difficoltà sul campo dei Bobcats (99 a 74), mentre per Knicks e Nets non sembrano esserci bagliori di speranza. New York accusa la settima sconfitta di fila contro i Clippers (nonostante un ottimo Bargnani da 20 punti e 10 rimbalzi), che però devono verificare le condizioni di Chris Paul, uscito infortunato, mentre i Nets accusano l’undicesima sconfitta in 15 partite contro i Lakers. Per L.A, ancora in attesa del rientro di Kobe Bryant, ottima prestazione dell’imprevedibile Nick Young (26 punti), che in una serata buona è capace di segnare in ogni modo.

I Bulls, dopo la tremenda notizia della diagnosi di Derrick Rose, trovano un successo contro i pessimi Detroit Pistons, che allevia leggermente il pesante clima che si respira nella “windy city”.

Altri risultati degni di nota sono il successo dei redivivi Nuggets su Minnesota, la vittoria di Houston su Atlanta e quella di Dallas su Golden State. Questi successi rendono la Western Conference un campo minato, dove la sconfitta è sempre dietro e la classifica può cambiare in un baleno. Ad Est invece, escluse Indiana e Miami, c’è il deserto. Che sia ora di modificare qualcosa in Nba?

Published by
Vincenzo Renzulli