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Categorie: Cultura News

Il museo dell’intreccio allo Zingaro, la riscoperta di un’arte perduta

Published by
Tiziana Scalici

La Riserva dello Zingaro, un pezzo di costa che da San Vito Lo Capo arriva a Scopello, diventa protagonista di un’iniziativa volta a recuperare e promuovere arti e mestieri che hanno fatto la storia di questo territorio.

In questa oasi naturale di estrema bellezza paesaggistica che si estende per circa 1650 ettari e gestita dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali, un’antica casa restaurata coi fondi comunitari si trasforma in spazio museale. È così che nasce il museo dell’intreccio grazie all’impegno e alla volontà di Valeria Restuccia, direttrice della Riserva dello Zingaro.

L’immobile, comunemente conosciuto come casa di Hans dal nome dell’eremita tedesco che vi abitò sino a due decenni addietro con i suoi cani, accoglie e mira a rivalorizzare la tecnica dell’intreccio delle fibre vegetali, un’arte oggi, ormai quasi perduta.

Il museo, aperto al pubblico, si trova lungo il sentiero costiero nelle vicinanze della Grotta dell’Uzzo e si affaccia sul Tirreno tra Castellammare del Golfo e Trapani in direzione da San Vito Lo Capo a Scopello.

Esso si compone di due stanze che accolgono creazioni di oggetti e manufatti di vita quotidiana. Nella prima stanza sono esposti “zimmili“, “cannistra“, “coffe” e pezzi ornamentali realizzati secondo gli antichi metodi dell’intreccio. Nella seconda stanza (quella dove si può ammirare anche un disegno a colori di due donne sul muro realizzato proprio dall’eremita durante la permanenza nell’immobile) è stato creato un ambiente moderno-contemporaneo e gli intrecciatori hanno realizzato oggetti che si abbinano agli usi di oggi come portacandele, sottopiatti, borse, cinture, portatovaglioli, portabottiglie e gioielli impreziositi da pietre preziose.

Caterina Mollica, esperta guida della Riserva che da decenni segue la scuola d’intreccio allo Zingaro, afferma: “Non vogliamo far perdere la memoria e la tradizione. Ecco perché continuiamo la scuola dove gli anziani insegnano ai giovani l’arte dell’intreccio con le fibre vegetali presenti nel territorio”.

Il museo dell’intreccio diventa così testimonianza materiale e immateriale dell’umanità e del suo ambiente; li acquisisce, li conserva, li comunica e, soprattutto, li espone a fini di studio, educazione e diletto.

[Fonte: palermo.repubblica.it]

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Tiziana Scalici