Ieri la frontiera italiana con l’Austria è stata invasa da migliaia di persone in giacca gialla della “Coldiretti”. L’obiettivo dell’azione era quello di fermare i numerosi tir che fanno entrare nel nostro paese cibo straniero che verrà poi rivenduto come italiano.
Non ci vuole molto ad avere le prove della gravità di questa situazione: poco dopo il loro arrivo al Brennero gli agricoltori sono riusciti a fermare un tir che portava cosce di suino tedesche che, lavorate da noi, sarebbero diventate prosciutto italiano. In questo campo la statistica è impressionante, nei banchi dei supermercati del nostro paese un prosciutto su tre arriva dall’estero e dunque non ne è garantita la qualità e la tracciabilità.
L’appello dei manifestanti è rivolto a tutti gli italiani, gli viene richiesto di stare più attenti alla spesa di tutti i giorni, controllando le etichette e premiando l’italianità della merce, senza buttarsi sulle grandi offerte, richiesta ancora più dura considerando la crisi economica che riduce i portafogli delle famiglie italiane. I manifestanti del valico del Brennero insistono affinché nei prodotti derivati del latte venga inserita obbligatoriamente la tracciabilità di prodotto, ossia un’etichetta che rechi in dettaglio tutti i paesi da cui è passato il latte e dove è stato lavorato.
Secondo il dossier presentato dalla Coldiretti a sostegno della manifestazione, circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy contiene materie prime straniere, ma i consumatori ne sono all’oscuro. Le importazioni di pessima qualità spacciate come italiane hanno un costo elevato che si ripercuote sul nostro paese: solo nell’ultimo anno – denuncia l’associazione – sono scomparse 32.500 stalle e aziende agricole e si sono persi 36 mila occupati nelle campagne.
Insieme agli agricoltori si è schierato anche il Ministro per le Politiche Agricole Nunzia di Girolamo, che ha parlato di dati allarmanti perché è impossibile che in un paese come il nostro, dove si producono eccellenze, i lavoratori dell’agroalimentare vengano costretti a chiudere a causa della concorrenza sleale di produttori stranieri che non puntano assolutamente alla qualità. “Nei prossimi mesi speriamo di vedere attuate misure a tutela del nostro commercio” dichiarano invece dalla Coldiretti.