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Categorie: Cultura News

Playboy, sessant’anni di emancipazione sessuale attraverso le copertine

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Erika Barutello

Dicembre 1953: vengono pubblicate e vendute a 50 centesimi di dollaro in circa 54 mila copie le prime 44 pagine del magazine che sarebbe diventato in brevissimo tempo la Bibbia dell’eros. Dicembre 2013: sono passati sessant’anni ma sembra immutato l’entusiasmo di rinnovarsi mantenendo lo stesso sguardo avanguardistico del primo giorno. La rivista Playboy spegne sessanta candeline regalando ai suoi lettori un numero da collezione. In copertina lei, la super model Kate Moss in tutta la sua atipica bellezza che sembra non consumarsi mai.

Una cover bollente e diciotto pagine in cui la modella inglese sulla soglia dei quarant’anni ha messo a nudo il suo corpo non proprio da pin-up e si è lasciata ritrarre negli scatti intimi di Mert Alas e Marcus Piggott. Un’icona di moda e sensualità che ha fatto degli scandali e degli eccessi il suo punto di forza, accantonando i finti sorrisi che il mondo patinato pieno di lustrini richiede per lasciare spazio all’aria imbronciata e sfrontata di chi non teme giudizi. “L’edizione per l’anniversario di Playboy è una testimonianza di 60 anni di splendide donne, un gusto sofisticato, emancipazione sessuale, un’immaginazione dirompente e un modello di giornalismo rivoluzionario“, ha dichiarato il direttore Jimmy Jellinek.

Body nero, orecchie e coda da coniglietta Kate non ha l’aria ingenua della giovanissima Marylin Monroe che apparve sulla prima copertina della rivista, ma forse vuole ricordare, almeno nel suo (s)vestimento, lo spirito giocoso con cui fu pubblicato il primo numero. Era il 1953 quando, tra un articolo sul Decamerone e uno sul jazz, apparvero le immagini che il ventisettenne Hugh Hefner acquistò per pochi dollari da una casa editrice di calendari e poster di pin-up. Gli scatti erano stati fatti da Tom Kelley a una Monroe ventiduenne quattro anni prima, inconsapevole della sua bellezza e non ancora diva. Nel 1953, invece, erano appena usciti Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde e Come sposare un milionario, che la resero una delle attrici più famose al mondo.

Iniziò così la sfida del pionieristico mensile che per primo seppe coniugare fotografie di donne senza veli che interpretavano le fantasie erotiche maschili e servizi giornalistici tradizionali, interviste (a Ingmar Bergman, Miles Davis, Bertrand Russell, Cassius Clay Malcolm X, Richard Burton, Henry Miller), brani letterari e articoli specialistici che attraevano un pubblico colto. Iniziò così anche la crociata di Hefner per la libertà sessuale, un decennio prima che il femminismo invadesse il mondo occidentale. Le conturbanti bellezze da sfogliare incarnavano la sensualità quando il solo pensiero era ancora una trasgressione peccaminosa.

Negli anni ’60 Hefner non ha più bisogno di comprare gli scatti altrove per mostrare “la ragazza della porta accanto ma senza veli”. Le conigliette figlie del boom economico si spogliano maliziose per lui e una, Angela Dorian, playmate nel 1968, fu scelta per un incredibile viaggio sulla luna dagli astronauti dell’Apollo 12 che ne conservarono i provocanti ritratti tra le pagine delle cuff checklist.

Gli anni ’70 non videro solamente la passione per il ciuffo di Tony Manero ma anche il dilagare della parola “pornografia” sulle bocche di tutti. La richiesta è altissima e il mercato sempre più concorrenziale. I cambiamenti sociali e di costume fanno esplodere la bolla di sapone in cui la rivista era rimasta fino allora. L’innocenza perde il suo pudore e scopre la razza: la prima cover con una bellezza di colore apparirà nel 1971.

I tentativi di ripresa degli anni ’80 passarono inevitabilmente anche attraverso un cambio d’immagine: la ragazza acqua e sapone cede il passo a una donna dirompente che non lascia più nulla all’immaginazione, una Jessica Rabbit in carne e ossa.

Con gli anni ’90 arrivano le super top in passerella e in copertina: da Elle Macpherson a Claudia Schiffer, da Naomi Campbell a Cindy Crawford. Ma ormai la tiratura da capogiro dei primi decenni è un vago ricordo.

Oggi, quei corpi mozzafiato che scandalizzarono i conservatori non suscitano più né fastidio né grandi vendite. Nemmeno Marge Simpson cover girl(modella anche per Vogue UK)è riuscita a frenare la caduta. Ma, nonostante la progressiva flessione delle vendite, l’impero Playboy non ne vuole sapere di chiudere i battenti.

Facendo vacillare il conservatorismo degli anni ’50 Hefner era convinto di sdoganare il tabù della sessualità mostrandolo in prima pagina e poi accanto alla letteratura di Nabokov, Garcia Marquez e Kerouac. La donna avrebbe rivendicato il diritto di esercitare la propria libertà sessuale insieme al controllo del corpo, libero dalle ottuse catene del maschilismo e dagli standard convenzionali che la gravano del pesante stereotipo di angelo del focolare. Un messaggio rivoluzionario che minava alla base la società suggerendole uno stile di vita alternativo, fatto di divertente godimento e nessun freno inibitorio tanto per l’uomo quanto per la donna, libera di essere oggetto di piacere, sì, ma per scelta. “Fin dall’inizio, Playboy ha rappresentato la libertà di parola, di scelta e di stampa“, afferma Hefner.

Eppure, come dare torto alle donne che in quel tripudio di carne nuda altro non ravvisano se non la deplorevole creazione di un preciso cliché di bellezza femminile e la desolante mercificazione del corpo femminile gettato in pasto al sessismo diffuso allora come oggi? È troppo comodo sbattere in copertina la Marge Simpson di turno edulcorando l’alienazione femminile con la scusa che ci sia una Marge Simpson in ogni donna, che scalpita per emergere e lasciarsi alle spalle le costrizioni.

Non ho mai incontrato una donna più intelligente di me. Le persone intellettualmente più stimolanti non sono donne ma uomini“. Caro Hugh, se provassi a mettere da parte la tua boria maschile, potresti accorgerti che ogni donna ha il diritto di sentirsi soddisfatta e sicura di sé senza scoprire un centimetro del suo meraviglioso corpo; che la bellezza sta nella sua ostinata testardaggine a rialzarsi ogni volta che cade e non nei suoi seni; che la sua sensualità è nei suoi pensieri e non nelle sue cosce; che erotico non è il suo fondoschiena ma il profumo che emana ogni volta che il suo corpo danza all’unisono con la sua immaginazione; che graffiante è il suo sguardo pieno di forza e non le sue unghie laccate. E dovrebbe accorgersene anche la donna.

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Erika Barutello