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Categorie: Calcio News Sport

L’ombra della camorra spaventa la Napoli calcistica

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Andrea Parisotto

La confessione di Salvatore Russomagno, pentito della camorra, scuote prepotentemente l’ambiente intorno al Napoli Calcio. Le dichiarazioni sono state infatti rilasciate durante il processo a carico di due malavitosi, accusati di aver derubato il 20 dicembre 2012 l’orologio a Valon Behrami, incontrista in forza alla squadra partenopea da due stagioni.

Purtroppo però il fattaccio subito dal centrocampista svizzero è solo l’ultimo di una serie di spiacevoli episodi accaduti in questi anni ai danni dei giocatori del Napoli. Le rapine infatti non hanno risparmiato nemmeno i giocatori più illustri, nonostante siano idoli indiscussi di una città intera. Hamsik venne infatti privato del suo Rolex per ben due volte, Lavezzi e la rispettiva fidanzata vennero entrambi rapinati mentre andò addirittura peggio a Edinson Cavani, attaccante da poco trasferito al Paris Saint Germain, e consorte che nel 2012 subirono addirittura un’intrusione nel proprio appartamento.

Il crescente disagio aveva turbato soprattutto le mogli e le fidanzate dei calciatori che, non di rado, si erano lasciate scappare velenosi Tweet, poi in parte smentiti, verso Napoli e i cittadini partenopei. Vicende spiacevoli che spesso erano stati additati come una delle principali cause di alcune partenze illustri avvenute in queste ultime stagioni. Quello che aveva sempre sorpreso gli inquirenti, scatenando più di un dubbio, era stato infatti questo accanimento quasi premeditato verso i calciatori del Napoli Calcio.

La conferma di una regia mirata da parte di alcuni appartenenti a vari gruppi ultrà napoletani è purtroppo arrivata ieri, quando Salvatore Russomagno, un pentito della camorra, ritenuto attendibile dagli inquirenti, ha dichiarato al pm Anna Frasca: “Dietro c’è una regia degli ultrà che avrebbero organizzato le aggressioni per chi rilasciava dichiarazioni contro il tifo violento o chi non partecipava a inviti di eventi organizzati dai capo tifosi“.

Chiariamo sin da subito, è giusto evitare qualsiasi generalizzazione che colleghi il tifoso napoletano allo stereotipo di cittadino legato alla camorra.
E’ chiaro però che episodi di questo tipo non sono nuovi a Napoli ma più in generale in Italia, dove i calciatori sono soliti avere rapporti con appartenenti a gruppi ultras, senza a volte sapere realmente le generalità dell’interlocutore che si trovano di fronte. Una storia tutta italiana, dai tempi di Maradona che brindava con il latitante Carmine Giuliano, sino ai giorni più recenti quando Lavezzi ammise di aver ospitato in casa propria il boss della malavita Antonio Lo Russo.

L’ombra della camorra spaventa quindi la Napoli calcistica, una squadra che, nonostante l’eliminazione dalla Champions League, vive un forte momento di entusiasmo dettato dal rinnovamento e dal gioco spumeggiante offerto dagli uomini di Benitez. La battaglia contro le mafie va condotta in tutte le sedi ed in tutti i modi possibili, anche nel mondo del calcio. Importante quindi in tal senso la denuncia di Behrami o ad esempio la decisione di De Laurentis di vendere i biglietti delle partite solo ed esclusivamente tramite canali ufficiali, togliendo così alle organizzazioni malavitose il guadagno relativo alle vendite dei bagarini.

Per una squadra ed una città che puntano a competere in Serie A ed in Europa, vincere questa battaglia con la camorra rappresenterebbe probabilmente la vittoria più grande e prestigiosa possibile.

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Andrea Parisotto