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Categorie: Economia News Politica

Moncler, Renzi e i paninari. Storie di un’Italia di successo

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Daria D'Acquisto

È diventato un botta e risposta quello tra il neo-segretario del Pd Matteo Renzi e Remo Ruffini, presidente di Moncler.

Durante il suo discorso all’assemblea del Partito democratico di domenica scorsa, Renzi aveva citato Moncler come esempio di azienda italiana di successo. O meglio, una francese comprata da italiani.
Ed in effetti, a poche ore dal boom in Borsa del primo giorno di quotazioni, Moncler si era già piazzata benissimo all’IPO e dunque poteva ben essere presa ad esempio dal sindaco di Firenze, che però si era anche affrettato a precisare: “A me i paninari non sono mai piaciuti”. E dato che il simbolo di quei paninari era proprio il famoso piumino Moncler, tra gli altri tipici attributi, Remo Ruffini non ha esitato a rispondere, intervistato da Francesco Gilioli di Repubblica.

Al giornalista che lo interrogava sulle possibili somiglianze tra Moncler e il progetto politico di Renzi, Ruffini ha risposto che il compito di un’azienda è quello di stare vicina al consumatore, al prodotto e creare valore, vale a dire ciò che secondo Ruffini la politica italiana dovrebbe fare con i cittadini: “In un’Italia nella quale si dice che non c’è energia e che non si fa nulla, noi, negli ultimi dieci anni, abbiamo fatto. Credo che si possa fare e credo sia una buona cosa per i giovani: bisogna avere una visione, essere globali, avere le radici forti nel nostro paese, ma capire cosa succede nel mondo”.

All’indomani del debutto da record, Moncler ha ceduto un 5,28%, in un listino nel complesso debole (-0,47%). Il titolo del marchio di piumini oggi era quotato a 14,1 euro per prese di profitto naturali, dopo che le quotazioni alla vigilia erano schizzate in rialzo del 46% rispetto al prezzo del collocamento di 10,2 euro, superando la quota di 3,7 miliardi e quindi battendo il valore borsistico di due pezzi grossi del listino milanese come Mediaset (3,5 miliardi) e Finmeccanica (3 miliardi).

Moncler aveva chiuso il 2012 con un fatturato di 489,2 milioni e la crescita media del fatturato, dal 2003, è sempre stata attorno al 32%. In soli dieci anni, sotto il timone di Ruffini, l’azienda è riuscita a riemergere da un periodo nero, dopo gli splendori degli anni ’80 e dei paninari ricordati anche da Renzi.

In un periodo di crisi e di tristezza abbiamo dimostrato che in Italia c’è energia e che si può creare valore e dare lavoro a tanti giovani” aveva concluso ieri Ruffini, dopo la prima giornata di quotazioni.

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Daria D'Acquisto