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Sud Sudan, attaccati due aerei USA

Published by
Liliana Farello

Continuano le tensioni in Sud Sudan, dove una lotta interetnica sta allarmando sempre di più le Nazioni Unite. Ieri, nella città di Bor sono stati attaccati due aerei militari Usa V22 Osprey. L’attacco è opera di alcuni ribelli dissidenti dell’esercito sud sudanese.

Gli aerei erano in missione per evacuare alcune persone in pericolo di vita; pare che i ribelli abbiano aperto il fuoco perché non avvisati dell’atterraggio dei due velivoli.
Subito dopo l’attacco, gli Osprey si sarebbero diretti verso un aeroporto alternativo non meglio precisato.

Proseguono ormai da una settimana gli scontri tra le truppe ribelli, guidate dal generale Peter Gadet e fedeli all’ex vice presidente Rijek Machar (di etnia Nuer), e l’Spla, Esercito per la Liberazione del Sudan, rimasto agli ordini del presidente Kiir (di entia Dinka).
I rapporti tra i due leader non promettono miglioramenti nella situazione: mentre Kiir si è detto pronto a “sedersi ad un tavolo” per trovare una soluzione pacifica, Machar ha dichiarato in un’intervista che avrebbe trattato con Kiir – secondo lui un dittatore – solo per destituirlo.

Pesanti gli scontri nella capitale Juba: il bilancio finora è di 500 vittime e 20.000 profughi. Ad Akobo , al confine con l’Etiopia, nella regione dello Jongley, negli scontri hanno perso la vita numerosi civili e, secondo l’ambasciatore indiano all’ONU, anche tre caschi blu indiani, mentre è ormai in mano ai ribelli la città di Bor, capitale della regione petrolifera che rende il Sudan il terzo produttore di greggio in Africa, dopo Angola e Nigeria.

Dalle Hawaii, dove sta trascorrendo il consueto riposo di fine anno con la famiglia, Barak Obama fa sapere che è “molto preoccupato per il futuro del Sud Sudan. I leader del Paese – ha aggiunto – devono sapere che proseguire nella violenza mette in pericolo la popolazione e i progressi sul fronte dell’indipendenza. Il conflitto può essere risolto solo con trattative“.

Nel frattempo John Kerry ha annunciato l’arrivo in Sud Sudan dell’ambasciatore Donald Booth, in veste di inviato speciale per favorire il dialogo tra le due fazioni in lotta.
È giunto il momento che i leader del Sud Sudan pongano un freno ai gruppi armati sotto il loro controllo, cessino immediatamente gli attacchi contro i civili e mettano fine alla catena di violenze reciproche tra i diversi gruppi etnici e politici“, ha spiegato il segretario di stato americano.

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Liliana Farello