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Categorie: Cultura News

Madri e figlie, quel tenero conflitto raccontato in scatti senza tempo

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Alessia Di Raimondo

Gabriele Morrione ha trascorso anni per raccogliere ottanta scatti che immortalano ottanta madri e novantanove figlie in quell’intimo rapporto che attraversa i secoli senza mutare le sue controverse sfaccettature. Dal 18 gennaio gli scatti in bianco e nero del fotografo di Cento saranno in mostra a Roma allo Spazio espositivo Cerere.

Scatti ora romantici, ora misteriosi, ma anche a tratti ironici o severi. Madri e figlie che si stringono in un caldo abbraccio o si tengono per i capelli a simboleggiare quella lotta emotiva che con violenta tenerezza spesso le divide per poi riavvicinarle, nel dondolio di sentimenti che accompagna da sempre l’evoluzione del rapporto tra colei che porta in grembo e colei che tenta una continua fuga dal certo: l’amore materno.

L’alchimia del legame madre-figlia è raccontata con semplicità e il bianco e nero esalta i naturali contrasti dell’identità femminile. Una mano che poggia sulla spalla della figlia; quegli occhi chiusi per conservare quell’attimo di intenso amore che sprigiona dall’abbraccio della figlia; le mani strette a simboleggiare il cammino percorso insieme; quel tentativo di allontanarsi dal corpo materno o ancora quello sguardo severo della figlia con una madre timida ma protettiva che guarda dal basso.

Tanti volti per altrettanti stati emotivi. Il gioco fotografico di Morrione parla a tutti e madri e figlie non possono che riconoscersi nello scenario dei moti dell’anima che tutte accomuna.

La mostra – che resterà aperta fino al 2 febbraio – premia un lungo studio iniziato negli anni ’70 e tradotto in libri e altre mostre personali che condividono il rapporto empatico del fotografo con le sue Muse. Con queste parole è stata ufficialmente presentata l’opera di Morrione: “Prevalentemente eseguite nello studio dell’autore, con l’ausilio di tradizionali luci continue utilizzate sempre con modalità omogenee di illuminazione, queste fotografie, nel loro insieme, divengono una sorta di testimonianza psicologica della nostra società contemporanea. […] Gesti rivelatori e inconsapevoli di un rapporto affettivo misterioso e profondo che, nelle sue infinite articolazioni, si svela all’obiettivo del fotografo sempre accarezzato da entusiasmo, curiosità, disponibilità a esporsi e guardarsi negli occhi”.

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Alessia Di Raimondo