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Categorie: Cronaca News

Libia, rapiti due operai italiani

Published by
Davide Permunian

Dopo la testimonianza dell’autista, è arrivata anche la conferma ufficiale della Farnesina. Due italiani, Francesco Scalise e Luciano Gallo, sono stati rapiti due giorni fa in Libia, nei pressi del villaggio Martuba, tra le città di Derna e Tobruk.

I due, entrambi operai edili, lavoravano per la General World, società specializzata nella realizzazione di grandi opere pubbliche, ed erano nel Paese da diversi mesi. L’altra mattina, come accadeva spesso, sono usciti con il loro furgone ma non hanno più fatto ritorno. Il veicolo è stato ritrovato abbandonato lungo la strada. Dei suoi passeggeri nessuna traccia. “Sono stati uomini armati incappucciati” avrebbe raccontato l’autista.

I due operai, calabresi, risultano residenti in provincia di Catanzaro. I colleghi li hanno cercati per ore, tentando di raggiungerli anche al cellulare, senza però avere successo. A quel punto Angelo Scalise, fratello di Francesco, preoccupato per la prolungata assenza, ha dato l’allarme e ha avvertito l’ambasciata italiana a Tripoli. La prefettura di Catanzaro ha in seguito comunicato la notizia al ministero degli Esteri. Restano chiusi in un silenzio carico di angoscia i familiari. “È stato informato il ministero degli Esteri. Noi non possiamo dire nulla” ha fatto sapere la famiglia Scalise.

La Libia, dopo la caduta di Gheddafi, ha cominciato un lento e difficile cammino di ricostruzione. Ampie aree sono ancora avvolte nel caos, controllate da milizie tribali ed estremiste, e il petrolio, la cui produzione ha toccato i minimi storici nel 2013, continua a essere il perno dell’economia. L’Italia ha recentemente confermato un forte impegnoa sostegno del processo di transizione e della stabilizzazione” del Paese, ospitando 340 militari libici per un corso di addestramento della durata di 14 settimane, curato dal ministero della Difesa.

La realtà, in ogni caso, rimane complessa. La Cirenaica, dove lavoravano i due operai, è una zona particolarmente calda, spesso teatro di scontri tra gruppi armati di opposte fazioni. Come è accaduto lo scorso dicembre, quando nei pressi di Sarir alcuni guerriglieri della tribù zwei ha preso d’assalto e saccheggiato un progetto agricolo. Tragico il bilancio: cinque soldati e tre civili hanno perso la vita. “Stiamo facendo tutti gli accertamenti possibili per chiarire la situazione” ha assicurato Federico Ciattaglia, console italiano a Bengasi. “Sappiamo che in quella zona la situazione è molto difficile e lo abbiamo segnalato“.

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Davide Permunian