L’industria del cibo ci guadagna sempre, sia che siate magri come giunchi o in evidente sovrappeso.
La risposta desta sorpresa dato che si sa che la multinazionale del junk food ha per decenni nutrito gli americani del peggior cibo, pieno di grassi trans e additivi, nonché conservanti e chi più ne ha più ne metta.
Dal 1980, scrive in una pubblicazione l’Organizzazione mondiale della sanità, il tasso di obesità è raddoppiato. Al 2008, il 35% della popolazione dai 20 anni in su è sovrappeso, l’11% è obeso.
Nel 2013 il ben 68% della popolazione americana è obesa e queste percentuali non molto rincuoranti si sono spostate anche in Italia dove il 10% della popolazione è in evidente sovrappeso.
A “salvaguardia” di questa fetta di normo-peso ci sono prodotti e cibi light, dietetici, zero calorie, pochi grassi, sugar free, “healthy”. Si pensa all’obesità ed alla dieta come poli opposti, ma in realtà i due aghi della bilancia sono profondamente connessi: dietro ci sono molto spesso le stesse multinazionali dello junk food o almeno gli stessi interessi economici.
Naturalmente non c’è solo il cibo che ruota intorno a quest’industria multimiliardaria ma molto altro: farmaci perdi-peso e programmi vari; la Weight Watchers riunisce come gli AA persone grasse in gruppi di dimagrimento”. Creata dall’annoiata casalinga newyorkese Jean Nidetch all’inizio degli anni 70, l’organizzazione che fa scena in molti film americani è stata comprata dalla Heinz nel ’78, è poi passata per molte mani prima di arrivare alla società di investimento Artal per 735 milioni di dollari.
In poco tempo le multinazionali si sono lanciate nel mercato della perdita di peso, includendo nel loro business anche palestre, home fitness, diete alla moda, diete “urto”, magazine e DVD che promettono di fare di voi “una nuova persona” in sole tre settimane, almeno così dicono.
Il Light però è davvero così light? Ci convincono che ci farà mantenere la linea, in verità è una leggenda metropolitana. Pensiamo alla Coca-Cola, oggi ne esistono versioni “sorelle” le Light e la versione Zero che sono sì sugar-free e a minor contenuto di calorie, ma non meno conseguenze.
Infatti le bevande così popolari contengono una maggiore percentuale di caffeina e altri additivi non proprio salutati, che hanno effetti su concentrazione e umore.
Non serve comunque entrare “a forza” in un fast food, ma basta camminare in un supermercato dei nostri giorni dove l’obesità è presente a 360 gradi. Basta un’occhiata sugli scaffali dove sono presenti i prodotti di compagnie che prima hanno fatto i miliardi facendoci ingrassare ed ora continuano a mangiare soldi illudendoci di farci dimagrire con gli stessi cibi, ovviamente in versione light.
Niente di personale in fondo è solo business.