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Categorie: News Sport

Sochi, gaffe del sindaco Pakhomov: ‘Niente gay nella nostra città’

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Cecilia Stuani

Mancano ormai pochissimi giorni al via della ventiduesima edizione delle Olimpiadi Invernali di Sochi e le polemiche che accompagnano l’attesa sembrano non avere mai fine. Dopo i timori legati ad un possibile attacco terroristico da parte del gruppo caucasico Imarat Kavkaz e le vibranti proteste del blogger Alexei Navalny (oppositore di Putin) in merito al business economico che sta dietro alla manifestazione, non potevano certo mancare le dichiarazioni del sindaco di Sochi Anatoly Pakhomov contro gli omosessuali a mettere ulteriore benzina sul fuoco e a riaccendere la polemica verso la legge russa contraria ai gay.

“Omosessuali ? Nella mia città di 343 mila abitanti non ce n’è nemmeno uno”, ha dichiarato il primo cittadino ai microfoni della BBC, salvo poi precisare la sua posizione in merito alla legge russa che punisce la promozione di orientamenti sessuali non tradizionali: “Gli omosessuali sono i benvenuti. Saremo ospitali con coloro che non cercheranno di imporre le proprie abitudini e la propria volontà ripettando le nostre leggi”, ha dichiarato il sindaco.

Nonostante la massiccia partecipazione di atleti gay alle olimpiadi e le dichiarazioni apparentemente ospitali di Pakhomov le restrizioni imposte agli sportivi olimpici in merito alla manifestazione del loro orientamento sessuale non si dimostrano certo all’insegna di un clima di accoglienza e tolleranza reciproca.” Ai prossimi giochi olimpici gli atleti rischieranno di essere puniti se assumeranno atteggiamenti di protesta contro la legge russa anti gay o sui diritti umani durante le gare o le premiazioni. Potranno farlo solo nelle conferenze stampa e in quel caso senza alcun timore di sanzioni”, ha dichiarato Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico.

La discussione in merito alla presenza di atleti omosessuali alle Olimpiadi Invernali 2014 si inserisce in un contesto molto più ampio che è proiprio dell’intera Nazione russa dove la duma ha recentemente approvato alla quasi totale unanimità ( un solo astenuto) una legge che punisce la promozione di orientamenti sessuali non tradizionali verso i minori di 18 anni, vietando essenzialmente dibattiti pubblici sul tema dell’omosessualità e cortei a favore della diversità sessuale. Il testo prevede mute davvero salate per tutti coloro che si renderanno protagonisti di propaganda in favore dei gay da qui l’invito del presidente del Cio agli atleti a non manifestare durante le gare.

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Cecilia Stuani