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Perché l’allattamento al seno potrebbe diventare obbligatorio anche in Europa?

Published by
Raffaella Russi

Dopo il Venezuela, anche il consiglio legislativo di Abu Dhabi ha deciso di rendere obbligatorio l’allattamento al seno per i bambini fino a due anni. Decidendo così di rispettare alla lettera quello che sarebbe uno dei dettami dell’ Islam. La religione ufficiale di Abu Dhabi considera infatti l’allattamento al seno come un diritto dei bambini, e quindi tutte le madri che decidono di non rispettare questo precetto adesso potranno essere punite. Perchè “la maternità va anteposta alla carriera“.

In Venezuela, le madri che non possono allattare saranno esentate dal rispetto di questa legge. Odalis Monzon, deputata socialista, ribadisce durante un’intervista televisiva però che per i figli “ciò che conta di più è l’amore, il legame tra madri e neonati che molte volte si perde, soprattutto quando una mamma non è disposta a dar loro il calore che si trasmette solo attraverso l’allattamento”. Con l’ambizioso progetto di far salire la percentuale di donne che allattano al seno dal dal 27% al 70%.

Quello che ha spinto il Venezuela a decidere di legiferare in questo senso è, ufficialmente, un tentativo di ridurre le importazioni e proteggere la “sovranità alimentare” del Paese. Abu Dhabi, invece, lo ha stabilito “per motivi religiosi”.

Ma saimo così sicuri che dietro queste decisioni non ci sia solo un ulteriore tentativo di spostare indietro l’orologio sulle conquiste femministe degli ultimi decenni, come avvenuto recentemente in Spagna con la legge che vieta l’aborto per esempio? Perché si cerca ancora di ridurre la donna al solo ruolo di madre e non le si dà la possibilità di scegliere se realizzarsi anche in altri modi, come succede per gli uomini? Perché imporre per legge quella che dovrebbe essere una scelta individuale libera e consapevole? Davvero l’amore delle madri si trasmette solo attraverso l’allattamento al seno? Sarebbe questa la loro unica funziona?

Che la qualità del latte materno sia superiore e da preferire rispetto a quello in polvere è una cosa nota e stabilita anche in varie convenzioni e trattati internazionali, come la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia che si occupa anche della promozione dell’allattamento materno. L’Oganizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento esclusivamente al seno per tutti i bambini fino all’età di circa sei mesi di vita” auspicando, insieme all’UNICEF, che questo avvenga per almeno il 50% dei bambini. Obiettivo che si è ancora ben lontani dal raggiungere. E nel novembre del 1996 la Fao al Vertice Mondiale a Roma intitolato “Cibo per tutti” l’allattamento al seno viene riconosciuto come mezzo indispensabile per assicurare cibo a neonati e bambini.

Nel maggio 1996 l’Assemblea Mondiale della Sanità incoraggia i governi a fare sì che vengano adottate misure adeguate per incoraggiare l’allattamento al seno, comprese informazioni ed educazione nel contesto dei servizi sanitari primari. E non sarebbe solo la salute fisica e mentale dei neonati a trarne vantaggio. C’è anche chi sostiene, infatti, che l’allattamento al seno non solo rafforzerebbe l’autostima delle giovani madri, ma avrebbe anche un effetto protettivo contro alcune patologie femminili, come il cancro al seno, quello alle ovaie, o ancora l’osteoporosi.

Dai riferimenti normativi, alle indicazioni sanitarie fino a passare ad una legge che obblighi le donne ad una scelta tanto intima il passo sembrerebbe un po’ troppo lungo, eppure proprio il nuovo bisogno di deindustrializzazione manifestato da tanti, insieme alla crescente attenzione al bio e al prodotto locale, potrebbe indurre a pressioni per legiferare in questo senso anche in Europa. Stando attenti però, perché ci sono alcune mamme, come quelle di Taranto, nel cui latte materno sono stati periodicamente rilevati livelli preoccupanti di diossina e che probabilmente all’obbligatorietà dell’allattamento al seno non sarebbero proprio d’accordo.

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Raffaella Russi