Domenica la Svizzera ha deciso: stop agli immigrati. Troppo disagi, ma soprattutto troppo poco lavoro per tutti. L’ultimo referendum ha infatti introdotto un tetto massimo per i nuovi residenti, i lavoratori frontalieri e i richiedenti asilo politico dall’Europa occidentale.
Le reazioni non hanno tardato ad arrivare e secondo il primo ministro britannico David Cameron, il referendum riflette “un’inquietudine generale sulla libera circolazione in Europa“. Ben più diretto il Commissario europeo per la giustizia, Viviane Reding: “la Svizzera non poteva aspettarsi di godere dei benefici del libero scambio con l’Ue, senza accettare la libertà di movimento. O si accettano gli accordi nella loro totalità o si lascia perdere tutto“. Parole che riflettono tutta la preoccupazione del caso anche da parte di un Paese tradizionalmente diffidente verso l’Unione Europea, ma in cui nel 2017 è previsto un referendum proprio a proposito della posizione da continuare a tenere con il resto del continente.
Non si fa attendere neanche Angela Merkel: “il governo tedesco rispetta l’esito del referendum, ma dal nostro punto di vista solleva problemi notevoli“, riporta il suo portavoce Steffen Seibert. “Si dovranno tirare le conseguenze politiche e giuridiche” con l’Ue, continua Steinbert; “nostro interesse deve anche essere mantenere il rapporto fra Ue e Svizzera più stretto possibile“.
Ma più si prosegue verso sud e più la preoccupazione si fa concreta. Stavolta però ad essere più a sud di tutti c’è un partito che si chiama Lega Nord.
Con oltre settecento lavoratori a rischio licenziamento, stavolta ad essere dalla parte degli “indesiderati” sono gli italiani che vivono proprio nei territori dove la Lega è più forte. La disponibilità a lavorare quanto uno svizzero per un salario spesso e volentieri minore non solo è poco gradita, ma ultimamente è diventata anche dannosa. Poco ci è voluto dunque per debellare questi crumiri del terzo millennio, a dispetto di quanto possano pensarne in Italia e in Europa. “È molto preoccupante sia per quanto riguarda l’Italia, ma anche per gli altri accordi con la Ue” ha affermato infatti il ministro degli Esteri Emma Bonino.