Avere un fratello o una sorella spesso è un vero inferno. Litigate su litigate, di giorno, di notte, in bagno, in cucina, sul divano ma anche in vacanza.
Tre parole, bastano tre parole per descrivere molto dolcemente una persona: “è mio fratello/sorella”. Non c’è definizione migliore.
Il rapporto coi fratelli è spesso la prima palestra dove mettere alla prova la propria capacità di instaurare relazioni positive con gli altri. L’esperienza che ne deriva, poi, risulta fondamentale nella formazione del carattere e influenza significativamente gli atteggiamenti e la condotta personale in tutti i contesti di vita.
Quante volte – esclusi i figli unici, ovviamente – ci siamo sentiti dire di essere un cattivo esempio per i nostri fratelli? Quante volte siamo stati causa di ginocchia sbucciate, graffi, lacrime della nostra sorellina minore?
Bastava uno sguardo, una parola, un’idea. Bastava un niente per unirsi e diventare collaborativi nella lotta contro un unico nemico, a partire dai compiti di matematica fino ad arrivare all’ultimo e impossibile livello dei videogiochi, dove la collaborazione diventava di vitale importanza per sconfiggere i cattivi.
E per questo, la maggior parte delle volte, dobbiamo ringraziare i nostri fratelloni, le nostre sorellone.
Sono frequenti, e allo stesso tempo errati, i pregiudizi che identificano il primogenito come il più timido e il secondogenito come il più sveglio, il più furbo.
Di solito, con l’arrivo del fratellino, o della sorellina, e dopo alcune settimane di esitazione, il primogenito delimita il suo territorio.
Con aiuto e rispetto reciproco, nonostante le differenze di carattere, si può guardare il mondo dall’alto, con occhi fieri, consapevoli di non aver mai potuto farcela senza l’aiuto di un fratello, senza una sorella di fianco pronta a sorreggerti, comunque vada.
Perché avere un fratello o una sorella è la cosa più bella che ti possa succedere.