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Categorie: Ambiente News

Petrolio, assalto ai giacimenti nell’Adriatico e nello Ionio

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Giulia Papapicco

Stessa spiaggia, stesso mare. Forse questa espressione è destinata a cambiare dopo le notizie che arrivano dall’Adriatico. Non si parola di bandiere di Legambiente ma di uno studio che riguarda la presenza di giacimenti di petrolio proprio a ridosso della costa italiana e balcanica bagnate dall’Adriatico e dallo Jonio. Questo richiama compagnie mondiali, americane o indiane, che non vedono l’ora di iniziare le trivellazioni.

Così la Ongc è pronta a progettare trivellamenti nei giacimenti greci di fronte all’Italia. Cos’è la Ongc? È la piú grossa compagnia petrolifera indiana che con 32.000 dipendenti produce il 69% del greggio e il 62% del gas naturale del Paese. Basta aggiungere che è la seconda in grandezza tra le società quotate in Borsa a Bombay e il gioco è fatto. Tutto è partito dalle dichiarazioni fatte dal ministro dell’Economia croato, Ivan Vrdoljak, in occasione di un incontro con i giornalisti sulla nave SeabirdNorthern Explorer che da settembre si occupa di monitorare i fondali adriatici proprio in cerca di idrocarburi.

Ma anche nei fondali italiani qualcosa si muove. Ecco che Ola, Organizzazione lucana ambientalista, comunica come il 17 dicembre scorso siano state depositate cinque nuove istanze, pubblicate poi sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse (BUIG) a Gennaio 2014, da parte della società americana Global MED LLC. In sostanza la richiesta fatta al Ministero dello Sviluppo Economico è quella di avere il permesso per la ricerca di idrocarburi offshore. Anche se al momento al governo sono un filo occupati. In Grecia si saluta la notizia con grande entusiasmo, del resto potrebbe essere una svolta per il futuro dei tanti, tantissimi, disoccupati, dice il ministro dell’Ambiente Yannis Manaiatis che ha già preso contatti con l’Ongc.

Ma in Italia le cose sembrano come al solito piú complicate e perció poco chiare. Infatti il problema sollevato da Ola riguarda il passato che ha ridotto l’entroterra lucano a un caso Terra dei Fuochi due, e due non perché di serie B ma perché se ne parla come se fosse di serie B. Golfo di Taranto tra la costa di Crotone, Calabria e Santa Maria di Leuca in Puglia, un’area estesa per ben 3728,2 Kmq: luoghi bellissimi e non solo dal punto di vista estetico, anche faunistico per la presenza di cetacei. Ma allora siamo ancora sempre allo stesso punto? Siamo ancora pronti a vendere e sperperare un patrimonio che potrebbe essere sfruttato per altri scopi come quello di aumentare gli introiti nel settore turistico? E poi la salute. Ma quella è un’altra storia.

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Giulia Papapicco