Il+puzzle+evolutivo+dell%26%238217%3Bomosessualit%C3%A0
blogliveit
/2014/02/23/il-puzzle-evolutivo-dellomosessualita/amp/
Categorie: Lifestyle News Salute

Il puzzle evolutivo dell’omosessualità

Published by
Mariangela Giuffrida

Negli ultimi due decenni, decine di articoli scientifici sono state pubblicate sulle presunte origini biologiche dell’omosessualità elaborate negli anni, e l’uomo, in se stesso, si è posto numerosi dubbi su questo delicato argomento.

Alcuni pensano che sia una decisione che può essere “curata” con qualche trattamento o attraverso la religione, come se si potesse “riciclare” se stessi. Una minoranza di persone gay sostiene che la sessualità è un costrutto sociale e afferma di aver fatto una scelta consapevole ed orgogliososa di stare con un partner dello stesso sesso.

Poi c’è l’opinione scientifica, che fin dai primi anni 90, ha tentato di dimostrare che l’omosessualità è più comune nei fratelli e parenti appartenenti alla stessa linea materna e un fattore genetico può esserne la causa. Inoltre rilevante, ma non dimostrato, è la ricerca nel partner di alcune caratteristiche peculiari o anche la similitudine con i comportamenti omosessuali osservati negli animali.

Ma il problema sorge nella spiegazione del fenomeno scientifico: come fa l’omosessualità a scaturire dalla discendenza familiare, essendo legato a fattori genetici, dal momento che le persone gay e lesbiche hanno meno figli rispetto alle persone eterosessuali?

Questo è un paradosso dal punto di vista evolutivo“, dice Paul Vasey presso l’Università di Lethbridge in Canada. “Come può un tratto come l’omosessualità maschile, che ha una componente genetica, persistere nel tempo, se gli individui che portano i geni associati a quel tratto non si riproducono?

Gli scienziati non conoscono la risposta a questo enigma darwiniano, ma sono state esplorate diverse teorie. L’allele – o il gruppo di geni – che comunicano le informazioni per l’orientamento omosessuale possono avere un vantaggio evolutivo forte, per compensare la mancanza di riproduzione delle persone omosessuali e garantire la prosecuzione del tratto genetico.

Ci sono due o più modi in cui questo processo potrebbe accadere. Una possibilità è che l’allele conferisca un tratto psicologico, che rende gli uomini eterosessuali più attraenti per le donne, o donne etero più attraenti per gli uomini. “Sappiamo che le donne tendono a cercare negli uomini alcune caratteristiche femminili o anche solo nei tratti del viso, che potrebbero essere associati a buone competenze genitoriali o maggiore empatia“, dice Qazi Rahman, co-autore di Born Gay, la Psicobiologia dell’orientamento sessuale. Pertanto, alcune volte un membro della famiglia riceve una “dose” maggiore di questi alleli, che colpisce il suo orientamento sessuale.

Un altro modo in cui un “allele gay” potrebbe essere in grado di compensare un deficit riproduttivo è quello di avere l’effetto opposto nel sesso opposto. Ad esempio, un allele che rende il portatore attratto da uomini ha un vantaggio riproduttivo evidente nelle donne. Se appare nel codice genetico di un uomo, viene codificato come attrazione per lo stesso sesso, ma fino a quando – questo accade raramente – l’allele ha ancora un vantaggio evolutivo netto.

Negli Stati Uniti, circa il 37% delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali hanno un figlio, e circa il 60% sono biologici. Queste cifre non sono sufficientemente alte per sostenere tratti genetici specifici per questo gruppo, ma il biologo evoluzionista Jeremy Yoder ha sottolineato, che per gran parte della storia moderna, i gay non hanno vissuto vite apertamente gay, perchè costretti dalla società a sposarsi e avere figli, quindi i loro tassi di riproduzione potrebbero essere maggiori di quanto lo siano in questo momento.

In Occidente, ci sono prove che molte persone passano attraverso una fase di attività omosessuale. In un sondaggio nazionale sugli atteggiamenti sessuali nel Regno Unito è venuto fuori che circa il 16% delle donne ha dichiarato di aver avuto un’esperienza sessuale con un’altra donna e il 7% degli uomini ha dichiarato di aver avuto un’esperienza sessuale con un uomo. “L’identità sessuale e i comportamenti sessuali non sono buoni misure di orientamento sessuale“, dice Paul Vasey, poichè l’aspetto più importante è il desiderio in sè, piuttosto che l’identificazione in categorie standardizzate, gay o etero.

Alcuni alleli, invece, sono influenzati da diversi fattori biologici che entrano in gioco. Qazi Rahman parla di un “effetto grande fratello“, secondo il quale i ragazzi con fratelli maggiori hanno più probabilità di diventare gay. Secondo questa teoria ogni gravidanza maschile, scatena nel corpo della madre una forma di reazione immunitaria ad alcune proteine, ​​che hanno un ruolo nello sviluppo del cervello maschile e quindi nella sfera della sessualità.

Anche l’esposizione a livelli insoliti di ormone, prima della nascita, può influenzare la sessualità. Ad esempio, feti femminili esposti a livelli più alti di testosterone prima della nascita mostrano alti tassi di lesbismo in seguito. Per i gemelli omozigoti, la ricerca ha scoperto che se un gemello è gay, vi è circa una probabilità del 20% che l’altro fratello abbia lo stesso orientamento sessuale.

Un altro studioso, William Rice, dell’Università della California a Santa Barbara, per dare risposta a questi quesiti, si è affidato all’epigenetica, nuovo ramo in ascesa, che studia tutte le modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica, che non alterano la sequenza del DNA, ma alterano la sua attività. Gli “epimarks” decidono quali parti del nostro DNA vengono attivate ​​o disattivate e questi tratti possono anche essere ereditati.

Tutte queste teorie si propongo di dare risposta a quesiti, che forse risposta non hanno. Ai posteri l’ardua sentenza.

Published by
Mariangela Giuffrida