Che oggi è la festa della donna non è più necessario ricordarlo.
Nella Giornata Internazionale della Donna, ricordiamo quegli uomini che hanno trascorso l’intera vita a vestire la donna.
La passerella sarà pur donna, ma i più grandi visionari della stoffa sono sempre stati gli uomini. Loro e quello stramaledettissimo potere di osservarci per, poi, poterci finalmente regalare quello che inconsciamente stavamo già cercando.
Noi che trascorriamo l’8 marzo a urlare le ragioni – più o meno valide – per cui la donna non dovrebbe essere festeggiata. Non solo oggi. Non solo adesso. Non solo tacchi e gonne. E affinché il concetto sia chiaro, ormai rubiamo i pantaloni ai nostri uomini e ci mostriamo sensuali ugualmente.
Di tutta risposta dal mondo dell’haute coutoure arriva infatti la donna garcon.
La scarpa che da sempre è stata ritenuta l’apice della trasgressione, è oggi la scarpa in cui la donna ritrova massima identificazione. Il simbolo della marcia verso la valsa dei propri diritti. Che – non a caso – ritorna in voga in un periodo sociale di smarrimento e, quindi, di ribellione.
Ribellione, dunque, è anche sinonimo di tutti i tagli corti di capelli – alla garcon – che vediamo in giro?
No, quelli sono sinonimo di praticità. Perché la donna di oggi ha poco tempo da dedicare a se stessa e risultare ugualmente impeccabile. Eppure ci riesce.
E a proposito di praticità, di certo la gonna non è quanto di più comodo esista nei nostri guardaroba.
A meno che non sia priva di forme e lunga almeno fino al ginocchio. Ecco perché ci si sbizzarrisce con i diversi pantaloni dai tagli più improbabili.
Il tutto rigorosamente scuro.
Ribaltare gli schemi.
Questa sembra essere più che mai la vittoria delle donne che per anni hanno dovuto agire in punta di piedi.
In questo giorno di festa-non-festa niente lustrini e make up perlati.
[Credit Photo: http: thetimes]