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Mascherine U-Mask, che scandalo: ora indaga anche la Procura

Published by
Marco Carlino

La Procura di Milano indaga sulla trasparenza e l’efficienza delle mascherine U-Mask. L’azienda del dispositivo “distruggi batteri” è in stato d’accusa

La mascherina “U-Mask” (Screenshot Instagram)

L’ultima ora di oggi ha gravato pesantemente su uno dei rami aziendali di maggiore prestigio, nel settore della distribuzione dei dispositivi anti contagio. Al giorno d’oggi non si finisce mai di parlare di un business, che nessuno avrebbe mai voluto veder nascere ed espandersi.

La pandemia da Covid-19 purtroppo ha portato anche a questo e alle varie tipologie di soluzioni “lampo” che in termini di efficienza possano limitare la diffusione del contagio. Tra queste categorie rientra quella dei dispenser igienizzanti, amuchine varie e simili a cui va aggiunto il business delle mascherine.

A distanza di quasi un anno dallo “scoppio” del virus in Italia, vi sono diverse aziende che si son mobilitate alla produzione e distribuzione delle mascherine, come dispositivi anti filtraggio dei batteri. Tra queste rientra anche un prodotto, molto in voga tra gli sportivi professionisti, ovvero le “U-Mask”

Mascherine “U-Mask”, l’inchiesta della Procura sull’efficienza: l’accusa

Tra i dispositivi anti contagio, oltre alle varie mascherine chirurgiche, rientrano anche quelle che per “legge”, in tempi prematuri erano considerate efficienti per impedire al virus di entrare nel sistema respiratorio. Parliamo delle U-Mask, le tipologie di dispositivo, che secondo le analisi “ex novo” da laboratorio, avrebbero un’efficienza di protezione del 70-80% dichiarato. Rispetto al 98-99% certificato dalla stessa azienda.

Una delle realtà produttrici concorrenziali all’inquisita avrebbe “storto il naso” a riguardo e presentato un atto di accusa in tribunale. Che condannerebbe gli inquirenti a riguardare le modalità di trasparenza del prodotto “U-Mask”. L’ipotesi di reato portata avanti sarebbe quella di frode commerciale, nei riguardi dell’amministratrice dell’azienda.

La questione che ad oggi grida allo “scandalo” sarebbe persino finita nelle aule della Procura di Milano, che ha inviato gli inquirenti al prelievo di un “campione” del prodotto, con l’intenzione di verificare l’effettiva percentuale di filtraggio.

Aula tribunale (Getty Images)

In attesa di ulteriori aggiornamenti sul caso, che dovrebbe avere segnali di effettiva chiarezza a partire da questa sera, l’azienda incriminata ha confermato di aver fornito la documentazione necessaria per le analisi. Nel frattempo la U-Earth, azienda britannica che ha pubblicizzato il prodotto sul mercato ribadisce che le U-Mask rispettano pienamente i criteri e le leggi in materia. Pertanto “siamo estremamente ottimisti sull’esito finale dell’inchiesta”

 

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Marco Carlino