Scontro interno alla Cgil sul contratto Fiat

All’interno del sindacato più radicale della sinistra italiana è in atto un vero e proprio scontro, in parte inedito, dalle caratteristiche inusuali, rispetto a un recente passato, dove la confederazione e il braccio metalmeccanico non avevano osato esternare le diversità delle loro posizioni.

Ma è successo, ed era in parte prevedebile, che dopo l’accordo Fiat tra azienda e sindacati (Fiom esclusa), sia a Pomigliano che a Mirafiori, tutto il mondo sindacale e politico si era stretto attorno all’accordo, vuoi per convinzione, vuoi per non restare su posizioni isolate.

Lo stesso Pd, malgrado profonde divergenze interne, si è schierato in favore dell’accordo, con il risultato che la Cgil e il suo sindacato di categoria dei metalmeccanici, la Fiom appunto, erano rimaste nell’angolo e isolate.

Ma il neo-segretario confederale, Susanna Camusso, sentendosi messa da parte già nelle prime settimane di lavoro alla segreteria, con la perdita di credibilità e potere contrattuale che ne conseguono, ha pensato bene di prendere le distanze dalla Fiom, con un comunicato, in cui chiede formalmente alla sua branchia metalmeccanica di firmare l’accordo, laddove può essere firmato, e di rifiutare le parti indisponibili, come il diritto di sciopero. Questo, secondo la Camusso, al fine di evitare che si realizzi un disegno di esclusione della Fiom dalla gestione del contratto; sarebbe molto meglio potere gestire, continua il segretario confederale, l’accordo dall’interno della fabbrica e farlo avanzare su posizioni più vicine a quelle desiderate.

Una dichiarazione di scomunica del radicalismo Fiom da una parte, e ipocritamente critico sull’accordo dall’altra.

Marchionne ha ottenuto il risultato di fare esplodere le contraddizioni interne alla Cgil.

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