Cina alza ancora i tassi contro rischio inflazione

La Banca Centrale di Pechino ha deciso un ulteriore rialzo dei tassi di interesse sui prestiti e sui depositi di 25 punti base (0,25%).

Lo ha comunicato lo stesso istituto, che ha così portato i tassi sui depositi al 3%, mentre quelli sui prestiti al 6,06%. Si tratta del terzo rialzo da ottobre e l’ultimo risale a poche settimane fà.

Il motivo della stretta monetaria di Pechino sta nei timori del governo cinese di una crescita fuori controllo dei prezzi, che negli ultimi mesi hanno accelerato la loro corsa, creando tensioni sociali, soprattutto nelle campagne.

Crescono molto i prezzi dei generi alimentari e degli immobili. Soprattutto su questi ultimi, il governo teme che si possa innescare una bolla speculativa, che porti il Paese al collasso, come accaduto negli USA del 2008.

Il tasso di inflazione a dicembre era già al 4,6%, mentre a gennaio si prevede che si sia attestato ben oltre la soglia del 5%.

L’obiettivo del governo e della Banca Centrale è di tenere il tasso annuo di inflazione nel 2011 al 4%, per garantire una crescita ordinata.

Ma il vero problema consiste nel tasso di cambio dello yuan, tenuto fisso e sottovalutato, rispetto alle valute principali, per questo esso crea un’eccessiva liquidità in circolazione, che alimenta una crescita altrettanto copiosa della domanda, con effetti negativi sui prezzi.

Il governo cinese si era impegnato ad apprezzare gradualmente il tasso di cambio, nel corso del 2011; ma se ciò avvenisse, sarebbe ugualmente troppo poco, rispetto alla distanza con il suo tasso naturale di mercato, di circa il 30% superiore a quello attuale.

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