Processo Mediatrade, Berlusconi: “Il comunismo in Italia non si è mai arreso”

E’ arrivata con un messaggio audio ai Promotori della Libertà la prima replica di Sivlio Berlusconi alle accuse che gli sono state rivolte nella prima udienza del processo Mediatrade, tenutasi lunedì.
Voce ferma e ritmo serrato. Così il Presidente del Consiglio riporta il contenuto delle accuse e la difesa elaborata dai suoi legali.
Il Premier parte subito all’attacco, riavvolgendo il nastro delle inchieste che lo hanno coinvolto: “Mi sono presentato ieri nel processo cosiddetto “Mediatrade”, che è solo uno dei 31 processi avviati contro di me in 17 anni, con oltre mille magistrati che si sono occupati della mia persona e delle mie aziende: 24 processi si sono conclusi con archiviazioni e assoluzioni con formula piena per non aver commesso il fatto. Ne restano 6 nel penale e 1 nel civile.” – sono le parole di apertura, accompagnate da un attacco alle Procure che “hanno sottratto ai contribuenti, per perseguitare il sottoscritto, circa 20 milioni di euro“.
Il messaggio prosegue poi con l’enunciazione della tesi difensiva, volta a smontare il castello che l’accusa avrebbe, secondo Il Premier, costruito su una serie di inesattezze.

Nonostante il suo formale allontamento da Mediaset all’atto della discesa in campo nel 1994 infatti, i magistrati accusano il Premier di aver seguitato a guidare la società televisiva, sotto forma di socio occulto.
In particolare, l’accusa si concentra sul fatto che Silvio Berlusconi, proprio in qualità di socio nascosto, avrebbe spartito gli utili derivanti dall’acquisto di diritti televisivi con Frank Agrama, uomo d’affari che acquistava e rivendeva i diritti dei film e delle serie tv prodotti da Paramount.
La risposta del Presidente del Consiglio è chiara: “È un fatto che ebbi con Agrama solo due o tre incontri agli albori della TV commerciale negli anni ’80 e in seguito nessun rapporto con lui. Io, socio di Agrama, non lo sono mai stato“.
Il messaggio quindi, dopo la presentazione della sua difesa, si chiude con l’enunciazione del disegno politico che, secondo Berlusconi, presiede alle azioni intentate contro la sua persona: “Purtroppo il comunismo in Italia non si è mai arreso: c’è ancora chi usa il codice penale come uno strumento di lotta ideologica e pensa che la parte politicizzata della magistratura possa usare qualsiasi mezzo per annientare l’avversario vittorioso nelle elezioni e forte nel consenso popolare“.

Immediate le reazioni del mondo politico. Il primo a rispondere al Premier è il Presidente della Camera Gianfranco Fini che, a margine di un convegno a Montecitorio, dichiara: “Il Presidente del Consiglio si ricordi che è un imputato, abbia rispetto dei magistrati e non trasformi i suoi processi nel Grande Fratello o nell’Isola dei Famosi“.
Per l’Idv si tratta invece di “attacchi infondati alla magistratura, e deliranti messaggi di complotti comunisti“.
Da ultimo, anche il Partito Democratico, per bocca del senatore Giuseppe Lumia denuncia “lo spettacolo indecente di una claque prezzolata, scena inaccettabile per un qualsiasi paese civile e democratico“.

 

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