Canili e malasanità in Italia

La situazione nei canili italiani è alquanto drammatica: strutture fatiscenti, numero di cani inadeguato, mortalità altissima, cibo e acqua spesso assenti e cani con evidenti disturbi comportamentali. E la situazione non cambia tra il nord e il sud Italia. A sottolineare un quadro così drammatico è stato un reportage diretto dalla Rai sui “Canili e Malasanità”.

Dal reportage è emerso che i canili spesso sono soggetti al controllo da parte della malavita che vede nella vita di questi poveri cani un vero e proprio business, a discapito dei poveri animali abbandonati. Un business che frutta circa 500 milioni di euro. E allora perchè preoccuparsi di piazzare e far adottare i cani presenti nel canile quando lo Stato paga ai canili circa 60 euro per lo smaltimento di ogni singola carcassa? Porta più guadagno la morte di un cane che la sua adozione.

Così i canili diventano dei veri e propri lager, in cui il benessere dei cani conta davvero poco. Basta guardare le condizioni in cui sono tenuti e le percentuali di adozione ogni anno. Bassissime ovviamente, perchè questi cani diventano frustrati, angosciati e senza più voglia di vivere. Spesso affrontano la reclusione aumentando la loro aggressività, abbassando al minimo le possibilità di adozione. In questo modo il canile, invece di diventare luogo di stallo per il benessere dei cani e per aiutarli ad inserirsi in una famiglia, diventa il luogo in cui vengono rinchiusi per il resto della loro vita, fino al loro decesso.Attraverso un’indagine nei canili italiani si denota subito una situazione di degrado diffusa tanto al sud che al nord. Drammatiche le condizioni di canili come quello a Giuliano di Roma sequestrato nel 2007 e dissequestrato nel 2010 per apportare migliorie nella struttura. Modifiche che, come afferma Andrea Cristofari, responsabile nazionale della LAV contro il randagismo, sono insufficienti perchè non garantiscono minimamente il benessere dei cani che vivono in gabbie piccole, con troppi cani per gabbia, e con strutture che non possono essere lavate e disinfettate adeguatamente. Situazioni simili sono presenti anche nei canili di Cremona, Milano e nord Italia.

Nel reportage si parla anche di una struttura che dovrebbe essere da esempio per molte altre. E’ il canile di Ferrara, gestito dalla A.V.E.D.E.V., in cui gli animali sono tenuti secondo le norme stabilite da una circolare della regione Emilia Romagna. In particolar modo ogni cane dispone di uno spazio minimo di 9 metri quadri, con zona coperta, interna ed esterna, riscaldamento in ogni box, oltre che servizio di toiletta, dispensa, cucina, ambulatorio e un numero adeguato di persone che si occupano della manutenzione dei cani.

Quanti cani ancora dovranno soffrire prima che le cose cambino realmente?

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