USA, Senato boccia tagli di Obama ai petrolieri

Niente da fare per Barack Obama. Malgrado il recente recupero di popolarità, seguito alla cattura e immediata uccisione di Osama bin Laden, ieri il Presidente USA ha potuto accorgersi che i suoi problemi di tipo politico non sono affatto finiti. Anzi, il clima pre-elettorale piuttosto lungo, che culminerà nelle elezioni presidenziali del novembre 2012 sarà destinato a surriscaldare gli animi, contrapponendo sempre più la Casa Bianca al Congresso, in cui i Repubblicani ora controllano la Camera e sono decisivi spesso anche al Senato, dopo le elezioni di “mid-term”. E ieri è successo che uno dei provvedimenti che Obama intendeva utilizzare come un cavallo di battaglia per le prossime presidenziali, ossia il taglio dei benefici fiscali in favore dei petrolieri, sia stato bocciato dal Senato, con 48 no e 52 sì. Per passare, il provvedimento avrebbe dovuto incassare il sì di 60 senatori. Hanno votato contro 45 senatori repubblicani e 3 democratici.

Il “no” ai tagli per i benefici fiscali delle compagnie petrolifere non consentirà alla Casa Bianca di racimolare i 21 miliardi di dollari previsti in dieci anni, per ridurre l’alto deficit federale. E proprio sulla questione dei tagli al bilancio lo scontro tra Repubblicani e Democratici sta diventando sempre più duro, dopo che il Ministro del Tesoro, Timothy Geithner, ha chiesto nuovamente al Congresso di sforare il tetto all’indebitamento, poichè il 16 maggio sono stati superati i 14.300 miliardi di dollari di debito previsto. In sostanza, negli USA il debito corre oltre il 100% del pil e ad oggi non s’intravedono politiche serie di riduzione del disavanzo federale.

Ieri la Casa Bianca ha risposto stizzita alla bocciatura del Senato dei tagli ai petrolieri, chiedendo ai Repubblicani di pensare più al contribuente americano, piuttosto che agli interessi delle compagnie petrolifere. Questi hanno subito risposto che i tagli avrebbero comportato un aumento del prezzo alla pompa della benzina, che con i suoi 4 dollari al gallone sta facendo infuriare il cittadino medio, forse per la prima volta nella sua storia.

Chissà se sarà maggiore la delusione degli elettori per Obama, non in grado di mantenere la promessa, oppure se prevarrà la rabbia contro i Repubblicani, che hanno difeso gli interessi della lobby “oil & gas”. Di certo, anche le argomentazioni sul prezzo della benzina non lasciano indifferenti.

 

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