Silvio prepara la rivoluzione del partito da domani

Attenderà gli esiti delle consultazioni amministrative di ieri e oggi da Bucarest, in Romania, dove il premier Silvio Berlusconi sarà in visita di stato. I risultati sono molto attesi, perchè potrebbero fare registrare certi andamenti piuttosto negativi, quanto alla tenuta dei candidati del PDL, oppure confermare, in caso di vittoria a Milano e a Napoli, che il centro-destra gode di buona salute, certamente più di quanto si sia detto in queste due settimane di mezzo tra il primo e il secondo turno. Ma il Cavaliere non ha intenzione di aspettare passivamente il responso delle urne e, comunque andranno a finire le cose, egli si sarebbe già preparato per tenere fuori dalla crisi il suo governo e la sua maggioranza, al riparo dai movimenti tellurici che la politica potrebbe subire, per effetto di un mini-ribaltone alle amministrative. Certo, sui candidati di Milano e Napoli, Letizia Moratti e Gianni Lettieri, c’è più di una speranza che ce la facciano, e non solo di facciata. Oggi, in un’intervista concessa a “La Stampa”, mai tenera con il centro-destra, l’ex sindaco di Milano, il leghista Formentini, che guidò a sorpresa la città dal 1993 al 1997, allora vincendo da solo contro la sinistra (Forza Italia non era neanche nata), ha espresso il suo parere sul voto milanese di oggi, sostenendo che Letizia ce la dovrebbe fare, perchè Milano è una città moderata, che non dovrebbe farsi trascinare verso un voto a sinistra.

Ricorda Formentini la sua esperienza elettorale del 1993, quando vinse inaspettatamente le elezioni e divenne sindaco, credendo che la stessa cosa si ripeterà oggi.

Ma, al di là delle previsioni, Silvio da domani vuole mettere mano al partito, con la convocazione entro l’estate di una sorta di stati generali degli eletti, dai parlamentari ai consiglieri comunali, che dovrebbero riunirsi per ridare slancio al Popolo della Libertà, ricambiando progressivamente la classe dirigente locale e nazionale.

Per adesso non ci sarebbero in vista cambi al vertice del PDL, in quanto il Cavaliere teme che sostituire uno o più coordinatori nazionali potrebbe creare malumori, balcanizzando la vita del partito.

Non è una vera rivoluzione imminente, ma questa volta, governo a parte, il premier è intenzionato a radicare il suo PDL sul territorio, evitando le magre figure di questi giorni.

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