«I soldi da Silvio? Nessuna estorsione», ecco la difesa di Tarantini

E’ stato interrogato dai magistrati napoletani l’imprenditore Giampaolo Tarantini, in carcere da giovedì scorso per l’accusa di estorsione ai danni del Premier Silvio Berlusconi, in concorso con la moglie Angela Devenuto (anche lei in carcere) e l’editore Valter Lavitola, che pare si trovi all’estero. L’interrogatorio si è svolto nel carcere di Poggioreale alla presenza del gip Angela Primavera. L’accusato Tarantini, difeso dal suo avvocato Alessandro Diddi, è stato sottoposto ad un interrogatorio serrato da parte del giudice. L’imprenditore, prima di essere messo agli arresti, aveva inviato alla Procura di Napoli un suo memoriale, nel quale esponeva la sua versione dei fatti.

Nel suddetto memoriale, Tarantini asserisce di essere un amico di Berlusconi: «Mi sono affidato all’eventuale generosità del presidente Berlusconi e al comune senso di amicizia che ritenevo e ritengo ci potesse legare». Attraverso l’altro indagato Lavitola, aveva fatto sapere al premier di essere in difficoltà economica ed aveva ricevuto «un aiuto» attraverso somme di circa 20mila euro al mese, «oltre ad altre somme per esigenze extra». Questa versione si discosta molto da quelli che sono i sospetti degli inquirenti, che ritengono che Tarantini abbia estorto la cifra di 500mila euro al premier, minacciando di cambiare la sua posizione processuale inerente al processo delle escort a Palazzo Grazioli, in cui è implicato Berlusconi.

L’imprenditore continua a sostenere che si trattasse di un prestito per risollevare la situazione economica della sua impresa. Da quanto dichiarato da Tarantini, l’incontro per il prestito della somma avvenne nel marzo scorso nella villa di Arcore: «Il presidente non mi fece finire di parlare e mi disse subito: “Per te non c’è problema” e io tenni a precisare che avrei restituito la somma perché non volevo considerare questo ennesimo gesto di generosità come una donazione». Da quanto risulta poi, nella prossima settimana verrà ascoltata anche la parte lesa, ovvero il presidente Berlusconi, che risponderà alle domande di un interrogatorio che non è stato ancora fissato dai pubblici ministeri Francesco Curcio, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, titolari dell’inchiesta.

A farlo sapere è stato lo stesso Procuratore della Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore: «Se dalle indagini risulterà necessario, non escludiamo affatto di ascoltare il Presidente del Consiglio anche in merito alle sue dichiarazioni sul rapporto con Tarantini. Ci metteremo d’accordo su come e dove».

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