L’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), dal 20% al 21%, rischia di generare in Italia aumenti dei prezzi al dettaglio, per i beni e per i servizi, oltre il dovuto attraverso degli arrotondamenti per eccesso. Insomma, come messo in risalto dall’Adiconsum, per voce del suo Segretario Generale, Pietro Giordano, i consumatori in Italia oltre al danno legato all’aumento dell’Iva, rischiano anche la beffa di dover far fronte, sui beni e sui servizi con l’aliquota ordinaria, a rincari superiori al dovuto per effetto di arrotondamenti applicati dalle aziende e dai commercianti. In particolare, si rischia di tornare indietro di parecchi anni, e nello specifico quando dal passaggio dalla lira all’euro i prezzi subirono degli arrotondamenti dei quali ancora, assieme ai rincari persistenti che ci sono stati, le famiglie italiane pagano lo scotto.
Per questo l’Adiconsum vigilerà sull’andamento dei prezzi al consumo, e denuncerà eventuali speculazioni che saranno messe in atto. L’Associazione, tra l’altro, si chiede come mai il Governo abbia deciso di aumentare l’aliquota Iva ordinaria, colpendo così indiscriminatamente le famiglie italiane, quando invece sarebbe stato meglio aumentare di due/tre punti percentuali l’imposta sul valore aggiunto sui beni di lusso; in questo modo avrebbero chiaramente pagato di più coloro che hanno un reddito medio/alto.
Stesso discorso per la patrimoniale sui medi e grandi patrimoni immobiliari, che non è stata inserita nella manovra bis 2011, ma che sarebbe stata “legittima” specie se si considera che, sottolinea l’Adiconsum, in Italia molti beni mobili ed immobili risultano essere intestati a quelle che sono in tutto e per tutto delle società di comodo con il chiaro fine di dribblare la tassazione.