Continuano tensioni tra Turchia e Israele

Sembra un crescendo di dichiarazioni, di innalzamento dei toni e di misure ritorsive contro il nuovo avversario.

E’ così che stanno andando le cose tra Ankara e Tel Aviv, dopo l’espulsione dell’ambasciatore israeliano da parte del governo turco, decisa la scorsa settimana, in seguito alla mancata volontà di Israele di chiedere ufficialmente scusa ai turchi per l’uccisione di nove loro attivisti, che avevano forzato il blocco di Gaza, nel maggio nel 2010. Uno dei punti più importanti e certamente a rischio è la cooperazione militare, che si esplicava in un interscambio piuttosto interessante tra i due stati, ma che al momento è stato del tutto sospeso.

Addirittura, Tel Aviv ha deciso di dirottare gli accordi militari su Atene, ossia la rivale storica di Ankara, il che fa crescere la temperatura tra i due Paesi, tanto che il premier turco Erdogan ha annunciato che potrebbe andare a fare visita a Gaza. Una provocazione voluta, ricercata, che gli sta facendo incrementare il tasso già stellare di popolarità tra il suo popolo e in tutto il mondo arabo. E la stampa israeliana parla di tatticismi antisemiti, ossia la volontà del governo di Ankara di spostare i suoi interesse in Medio Oriente, a spese delle relazioni di amicizia con Israele, sfruttando i classici sentimenti antisemiti tra le popolazioni mussulmane.

Il governo di Tel Aviv, invece, non commenta e tiene un profilo molto basso sulla vicenda, per non surriscaldare il clima già tesissimo e perchè a rimetterci, da un punto di vista economico, è proprio lo stato ebraico. Lo dice a chiare lettere il governatore della banca centrale Stanley Fischer, il quale indica nella perdita di export verso la Turchia il pericolo più importante per il futuro della crescita del suo Paese. I turchi sono, infatti, 75 milioni, con un’economia in espansione anche del 9% all’anno. Già nel 2010, le esportazioni da Israele verso Ankara erano cresciute del 26% rispetto a un solo anno prima.

Per ora, tuttavia, il governo di Erdogan non vuole interrompere le relazioni economiche, ma precisa di volere sospendere solo quelle che riguardano il settore militare. Ma la china che sta prendendo questa situazione non lascia intravedere nulla di positivo, anche perchè non è un mistero che la Turchia, stanca di aspettare una risposta di Bruxelles, in merito al suo ingresso nell’Unione Europea, abbia iniziato da anni a guardarsi intorno e vede nel nuovo mondo arabo che nasce, Egitto in testa, il nuovo sbocco al suo peso crescente nella politica e nell’economia dell’area.

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