Berlusconi, sul caso Ruby il Senato dice sì al conflitto di attribuzione

Dopo la Camera anche il Senato solleva il conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Milano per l’inchiesta che riguarda il cosiddetto caso-Ruby: con 151 voti favorevoli, 129 contrari e due astenuti, Palazzo Madama ha votato perché a giudicare Berlusconi per la telefonata fatta alla Questura di Milano per far rilasciare la giovane marocchina debba essere il Tribunale dei Ministri. Dopo la votazione dei due rami del Parlamento sarà ora la Corte Costituzione a decidere se l’inchiesta che vede il premier imputato per prostituzione minorile e prostituzione debba rimanere ai magistrati milanesi o debba invece essere trasferito al tribunale che si occupa dei reati ministeriali: la decisione è prevista per la fine dell’anno.

I giudici della Consulta già a luglio avevano dichiarato ammissibile il conflitto sollevato alla Camera, ora però dovrà entrare nel merito della vicenda.

Il provvedimento è stato votato dai senatori di Pdl, Lega, Coesione nazionale-Io Sud-Forza del Sud mentre si sono dichiarati contrari i gruppi di Pd, Idv, Udc e Terzo Polo. E sono proprio i membri dell’opposizione che si scagliano contro la decisione di Palazzo Madama, con Anna Finocchiaro che parla di “marchetta nei confronti del presidente del consiglio” e aggiunge: “Con questa votazione il Senato si associa a una causa persa e questo non gli fa certo bene. Sopratutto però Palazzo Madama è una camera estranea alla vicenda, visto che la competenza è della Camera dei Deputati”. Parere contrario anche da parte di Luigi Li Gotti, senatore dell’Italia dei Valori che parla di “serie di bestemmie giuridiche” e attacca: “È possibile che ogni volta che si parla di Silvio Berlusconi dobbiamo fare uno slalom tra gli articoli dei codici?”

Di parere ovviamente contrario il senatore leghista Sandro Mazzatorta  che punta l’indice sul Tribunale di Milano colpevole di aver “sottratto al tribunale dei ministri e al Parlamento la conoscenza dei fatti, diminuendo oggettivamente le garanzie che la Costituzione prevede per il primo ministro di questo paese”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il pidiellino Alberto Balboni secondo cui il Senato si è mosso per difendere le prerogative del Parlamento: “Accettare l’interpretazione dei giudici della Procura di Milano – ha affermato – significherebbe accettare qualcosa che va contro la leale collaborazione tra i poteri dello Stato”.

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