D’Alema mentì su rapporti con Tarantini e suoi uomini coinvolti in appalti truccati

Sono clamorose le novità investigative che stanno uscendo fuori dal filone di inchiesta che riguarda un presunto giro di escort che sarebbe gravitato intorno alla residenza del presidente del consiglio, con la mediazione dell’imprenditore pugliese Giampiero Tarantini. Se la sinistra gioisce per le ripercussioni che la vicenda sta avendo sul premier, che è stato chiamato a testimoniare come persona informata sui fatti, ma le cui intercettazioni pubblicate sulla stampa altro non sono che un tentativo di gettargli ulteriore discredito, adesso, tuttavia, anche il PD inizia a tremare, perchè alcune rivelazioni sul caso Tarantini e sui suoi rapporti con la sinistra pugliese, che guida la Regione Puglia dal 2005, sono scottanti.

Partiamo, anzitutto, dalla dichiarazione di Massimo D’Alema, che l’anno scorso previde uno “scossone nel governo” a causa di rapporti presunti tra il premier Berlusconi e Tarantini. In quell’occasione D’Alema sostenne di non avere mai conosciuto l’imprenditore, ma alcune testimonianze lo incastrano.

E’ quella di un ristoratore barese, Francesco Vincenti, che racconta di una cena avvenuta nel suo locale nel marzo del 2008, in cui erano presenti D’Alema, il sindaco di Bari, Emiliano, e Tarantini, oltre ad altri uomini della giunta Vendola. Racconta il titolare che Tarantini era andato al ristorante qualche giorno prima per prenotare un tavolo in cui ci sarebbero stati personaggi di spicco, tra cui D’Alema. Quindi, viene del tutto smentita la versione di Massimo D’Alema e del sindaco di Bari, quest’ultimo ex magistrato, il quale aveva dichiarato che avendo indagato su Tarantini, ai tempi in cui era giudice, non ritenne opportuno fermarsi con un leader nazionale del PD, insieme a Tarantini, che incontrarono fugacemente, entrando “per caso” nel locale.

Altro che il caso. D’Alema ed Emiliano cenarono allegramente insieme e l’incontro era previsto, non fortuito. E le indagini della Procura di Bari si starebbero concentrando su alcuni appalti di dubbia liceità per 55 milioni di euro, che sarebbero avvenuti con la mediazione di Tarantini e che vedrebbero coinvolti alcuni uomini della corrente dalemiana all’interno della giunta di Nichi Vendola e dirigenti di Finmeccanica.

Ma se su questo punto dovrà indagare la magistratura, sembra (quasi) certo che D’Alema mentì sui suoi rapporti con Tarantini e, dopo che i suoi uomini sono stati coinvolti pesantemente nel caso Penati, dovrà adesso rispondere anche di uno scandalo che potrebbe travolgere la segreteria di Bersani.

 

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