Germania: Angela Merkel rassicura su tenuta governo, ma c’è aria di crisi

Ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel ha voluto rassicurare mercati e cittadini che la maggioranza di governo è compatta e andrà avanti, anche dopo l’ottava batosta consecutiva che il centro-destra ha rimediato alle elezioni comunali di Berlino domenica scorsa. Ancora una volta la CDU ha perso, anche se ha guadagnato voti rispetto alle elezioni del 2006. Ma ciò che preoccupa maggiormente la cancelleria e anche gli analisti politici è il crollo verticale degli alleati della Merkel, i liberaldemocratici della FDP, i quali ormai dappertutto sono sotto o quasi la soglia del 5%, necessaria per potere accedere al Bundestag, oltre che nei Landstag, i Parlamenti regionali.

A Berlino la FDP ha racimolato un miserrimo 1,8%. Nel 2006 era al 7,6%. E la scomparsa dalle urne dei voti dei liberali non giova alla stabilità del governo federale, poichè essi saranno sempre più costretti ad alzare la voce per ottenere visibilità e recuperare consensi. L’appuntamento fatidico per la tenuta del governo sarà il 29 settembre. Per quella data, il Bundestag sarà chiamato a votare sul potenziamento del fondo europeo salva-stati, l’Efsf.

Anche se l’approvazione è scontata, in quanto l’opposizione della SPD voterà a favore, nel caso in cui la la coalizione di governo non raggiungesse autonomamente la maggioranza dei voti in Parlamento, si dà per quasi certo il collasso dell’esecutivo di Angela Merkel. E ieri il cancelliere ha voluto essere chiara. Basta sproloqui su Europa ed euro, perchè bisogna essere attenti alle reazioni dei mercati. Poi, ha aggiunto, che se crolla l’euro, crolla tutta l’Europa. Un’espressione a sua volta poco responsabile, che ha causato un’ondata di vendite sui mercati.

La sensazione è che l’impasse interna in Germania sia un fattore determinante, che sta bloccando qualsiasi decisione definitiva sul capitolo Grecia. E bisogna anche fare i conti con il potente governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, il quale ieri si è per l’ennesima volta espresso contro la politica di acquisti di bond dell’Eurozona da parte del nuovo Efsf, che comporterebbe assunzioni di responsabilità comuni, ma minore disciplina di mercato e il rischio di una irresponsabilità dei singoli governi, non essendoci una politica di controllo effettivo sulle dinamiche di spesa e indebitamento degli stati nazionali.

 

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