Egitto, elezioni da novembre a gennaio per il dopo-Mubarak

Il Consiglio supremo della difesa, che in Egitto guida la transizione nel difficile post-Mubarak, ha fissato il calendario per la celebrazione delle nuove elezioni politiche. Il 28 novembre si andrà a votare per l’elezione dei deputati dell’Assemblea del popolo, la camera bassa egiziana, con altri turni previsti per il 14 dicembre e il 3 gennaio. Per la Shura, camera alta, le elezioni saranno, invece, il 29 gennaio. Soltanto il 17 marzo, infine, senatori e deputati potrebbero tornare a riunirsi per la prima volta, dato che le camere sono state sciolte dallo scorso mese di febbraio, ossia dalla caduta del regime di Mubarak. La legge elettorale prevede che i due terzi dei seggi siano assegnati con sistema proporzionale, mentre un terzo con il sistema maggioritario. Tuttavia, questa nuova legge macchinosa per la ripartizione dei seggi, viene criticata apertamente all’interno dell’Egitto, dato che molti pensano che la popolazione non sarebbe in grado di capire il meccanismo.

Inoltre, sono in tanti a sostenere che ci possa essere il pericolo di un ritorno al potere di molti politici dell’era Mubarak. Già a marzo vi erano state libere elezioni, ma per il referendum, che implicava la scelta delle riforme democratiche varate dai militari al potere per la transizione. In quell’occasione votò solo il 40% dei cittadini aventi diritto, un dato non proprio incoraggiante. Sotto il vecchio Raìs si era andati a votare lo scorso dicembre, quando il suo Partito nazionale democratico riportò una vittoria schiacciante, in seguito a brogli e violazioni evidenti.

Ci si interroga se questi numerosi turni elettorali non scalfiscano la voglia di partecipazione popolare e se il sistema elettorale poco comprensibile non aiuti la confusione. Quel che è certo è che sia l’Assemblea del Popolo che la Shura dovranno varare una commissione, che dovrà redigere le riforme costituzionali per la creazione di una democrazia a tutti gli effetti.

Si preparano a correre per i seggi numerosi partiti, con il rischio sia di una eccessiva frammentazione dei seggi che di una conseguente instabilità di governo. Tuttavia resta avvantaggiato, stando agli umori della gente, il Partito per la libertà e la giustizia, vicino ai Fratelli Mussulmani. Non è un caso che esso scalpiti per un immediato ritorno alle urne, al fine di capitalizzare il clima di consensi di questi mesi.

 

 

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