Spotify riduce la pirateria, ma in Italia non è disponibile

In Italia, si sente sempre parlare di pirateria informatica, di tentativi da parte delle Autorità di bloccare il traffico P2P e cose simili. Aggiungiamoci gli spot televisivi d’effetto o quelli che si trovano nei dvd, in cui viene detto che scaricare un film pirata equivale a rubare.

La verità è che come sempre l’ Italia è sempre arretrata per quanto riguarda la tecnologia e quel poco che abbiamo in questo Paese potrebbe essere limitato ancora ulteriormente dalle leggi che si preparano a “censurare” i blog. Da notare, però, che in Germania i “pirati” vanno al governo e in Svezia per ridurre la pirateria si affidano a Spotify.

Pensate che in Svezia, questo servizio musicale che, prima o poi potrebbe arrivare anche in Italia (ma intendiamoci: solo perchè c’è la collaborazione con Facebook, e in Italia, si sa, il social network di Mark Zuckerberg va a gonfie vele), è riuscito a ridurre la pirateria informatica del 25%.

Com’ è possibile ridurre la pirateria musicale grazie ad un servizio web? Semplice, con Spotify, invece di acquistare una canzone per scaricarla, si paga una quota mensile (si parla di una cifra compresa tra un minimo di 4,99 euro al mese fino ad un massimo di 9,99 euro).

Gli utenti di questo servizio, preferiscono pagare un canone per avere accesso ad un database di circa 13 milioni di canzoni, invece di acquistare un album musicale a 20 euro, tra l’altro cifra comprensiva di tasse, tra cui IVA e SIAE. Ma ovviamente, in Italia, il servizio non è disponibile.

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