Fini attacca il Ddl intercettazioni e con Casini propone nuovo governo

“È una legge che non fa l’interesse nazionale, ma quello personale di qualcuno”: è duro il giudizio che il presidente delle Camera Gianfranco Fini fa del Ddl intercettazioni, in questi giorni al centro del dibattito politico. Per il leader di Futuro e Libertà la norma pensata dalla maggioranza non risolve i problemi della giustizia italiana, ma va solo incontro alle esigenze di Berlusconi: “Un giorno si pensa al processo breve – dichiara Fini dal palco della convention di Fli in corso a Palermo -, il giorno dopo a quello lungo: tutto viene fatto a seconda di quello che conviene”.

Per La terza carica dello Stato è giunta l’ora che il presidente del Consiglio faccia un passo indietro per lasciare spazio a un nuovo esecutivo “sostenuto dalla maggioranza che ha vinto le elezioni e aperto al contributo di altri”.

Parole dure quelle di Fini, in un momento in cui la politica sembra profondamente lacerata e in cui anche all’interno dello stesso Pdl serpeggiano malumori e tentativi di andare oltre Berlusconi: nei giorni scorsi si è molto parlato dell’unione delle correnti di Scajola e Pisanu nella richiesta al premier di fare un passo indietro. Di questo oggi ha parlato il segretario del Pdl, Angelino Alfano diminuendo la portata dell’asse tra gli ex ministri ma anche dichiarandosi pronto al dialogo: “La prossima settimana incontrerò Scajola – ha affermato l’ex guardasigilli all’inaugurazione della sede siciliana del Pdl – per parlare dei quesiti politici che ha posto”. Lo stesso Alfano ha aperto anche al dialogo con l’Udc di Casini parlando dell’intenzione di “unire i moderati italiani sotto la bandiera del Ppe”.

Ipotesi che per i centristi può trovare seguito solo in caso di uscita di scena di Berlusconi: “L’unico modo per far ritrovare l’unità dei moderati – ha dichiarato il leader dell’Udc – è che il presidente del Consiglio faccia un passo indietro”. Lo stesso Casini ha poi sostenuto la necessità di un governo di unità nazionale, “altrimenti si andrà al voto nel 2012”. Nonostante gli inviti sempre più pressanti, il premier però non ha alcuna intenzione di mollare: la maggioranza continua a lavorare a servizio del capo con leggi, come quella sulle intercettazioni, che hanno l’unico scopo di salvaguardare Berlusconi, lasciando incompiute quelle che servirebbero a dare nuova linfa al paese.

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