Gli Anonymous contro la pedofilia online

Il gruppo di hacker Anonymous si è fatto notare negli scorsi mesi per attacchi informatici di vario genere: dal caso Sony PlayStation Network, ai siti del governo turco, al sito di Agcom e a tante iniziative meno famose. Diversi utenti hanno apprezzato il lavoro fatto da questo team che si muove per la libertà di espressione in tutto il mondo.

Bisogna dire che tanti altri non hanno apprezzato i metodi illegali che utilizzano per portare avanti i loro scopi. Ma non c’è solo la libertà di espressione negli interessi di questa comunità di hacker, ma dopo la recente operazione Darknet, questo gruppo è passato dall’essere paladino della libertà di espressione a poliziotti postali.

Grazie all’operazione in questione, Anonymous ha spento 40 siti pedopornografici e sbandierato ai quattro venti i nomi utenti di 1589 persone che sono sospettate di far parte di questa rete pedofila. Tutto sembra essere nato da un sito chiamato Hidden Wiki, il quale avrebbe consentito agli hacker di venire a conoscenza di una rete P2P di pedofili.

Dopo questa macabra scoperta, Anonymous è intervenuto pubblicando i nomi di quasi 1600 utenti sospettati sul sito Pastebin. Anonymous si è poi scagliato contro Hidden Wiki, visto che gli amministratori hanno ripristinato dei link pedofili che gli hacker hanno cercato di eliminare.

Dal comunicato di Anonymous si può leggere: “we noticed 95% of the child pornography listed on the Hidden Wiki shared a digital fingerprint with the shared hosting server at Freedom Hosting“. In pratica, Freedom Hosting ospita la maggior parte dei contenuti pedofili della rete. Anonymous ha intimato la rimozione dei contenuti, ma visto che gli admin si sono rifiutati, “Freedom Hosting è stato dichiarato Nemico Numero Uno di #OpDarknet”.

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