Lettera all’Unione Europea: reazioni discordanti, facciamo chiarezza sulla politica dei licenziamenti

Il contenuto della lettera dell’altro ieri sera, che portava la firma di Silvio Berlusconi (e non quella di Tremonti, che si è defilato come ha ricordato lo stesso Bossi) e destinataria della quale era l’Unione Europea, ha suscitato, e non poteva essere altrimenti, reazioni molto discordanti da parte dei vari attori politici e sociali italiani.

I sindacati, stavolta tutti insieme, Cgil, Cisl, Uil ed Ugl, hanno chiaramente fatto capire che sono pronti ad uno sciopero, anche ad oltranza, dei lavoratori di tutte le categorie, perché la liberalizzazione dei licenziamenti, seppur soltanto all’interno di aziende in stato di crisi economica, è inaccettabile dal loro punto di vista. La Confindustria, che non aveva minimamente chiesto una direttiva del genere, in polemica con lo stesso Marchionne, ha però apprezzato un assist comunque vantaggioso per le aziende.

Le Opposizioni, seppur con toni diversi, hanno criticato il contenuto della lettera, chiedendosi come semmai tali normative non siano state portate in Parlamento in questi 3 anni e mezzo di Governo. Ma all’interno di esse ci sono da fare delle differenze, perché la Sinistra adesso non rappresentata in Parlamento, quella di Vendola, Ferrero e Diliberto grida all’attentato ai diritti fondamentali dei lavoratori, mentre una piccola parte del Pd, “capeggiata” dal senatore Ichino, guarda con interesse anche ad una nuova normativa sui licenziamenti, che potrebbe stimolare nuove assunzioni all’interno della nostra economia. Quella che Ichino già nel 2009 aveva proposto, era una disciplina della materia tale da prevedere un sistema chiamato “Flexicurity”, come in Danimarca e come da richiesta dell’Unione Europea, in cui si può licenziare anche senza giusta causa, ma dove il welfare garantisce per 4 anni l’80%-90% dello stipendio a tutti i lavoratori licenziati, se non riescono prima a trovare un’altra occupazione.

Un Paese come il nostro però, con i problemi abnormi di debito pubblico, che i politici hanno creato ed al quale noi cittadini dobbiamo porre rimedio rispondendo con una tassazione record, può garantire ai nostri lavoratori un sistema di ammortizzatori sociali come quelli della Danimarca?

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