Unesco riconosce la Palestina, Usa: “Inacettabile”

L’Unesco riconosce la Palestina e scatena reazioni polemiche da parte degli Stati Uniti e di Israele: l’organismo delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura dà il benvenuto alla Palestina come membro effettivo e la decisione manda su tutte le furie gli Stati Uniti che parlano di passo “inaccettabile”.

L’adesione della Palestina è stata votata a maggioranza dalla conferenza generale dell’organismo dell’Onu: a favore si sono schierati 107 stati tra cui Francia, Cina e India; per il no si sono espresse invece 14 nazioni tra cui gli Usa, il Canada e la Germania. L’Italia fa parte dei cinquantadue paesi che si sono astenuti insieme alla Gran Bretagna. Per rendere effettiva ora l’adesione della Palestina all’Unesco è necessario che il governo palestinese ratifichi la carta dell’organismo internazionale.

La decisione è commentata con gioia dal ministero degli Esteri palestinese Riyad Al Maliki, che parla di “momento storico che restituisce alla Palestina alcuni dei suoi diritti“; i palestinesi vedono, infatti, l’adesione all’Unesco come un passo importante verso l’ingresso nelle Nazioni Unite richiesto dal presidente Abu Mazen nel corso della 66a assemblea generale: la decisione dovrà essere presa dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, anche se gli Usa hanno già fatto sapere che sono pronti a far pesare il loro potere di veto. Proprio il governo statunitense ha reagito in maniera molto pesante alla decisione dell’Unesco, affermando che l’adesione della Palestina “non può essere accettata”, in quanto è una scelta “controproducente e prematura”. Ancora più netto il no di Israele, che definisce “una tragedia” l’ingresso della Palestina come membro effettivo dell’Unesco, un passo che non solo non cambia i rapporti tra i due stati, ma potrebbe al contrario “allontanare la possibilità di un accordo di pace”.

La decisione dell’Unesco spacca quindi le Nazioni Uniti e anche l’Europa, visto che i vari paesi continentali hanno votato in ordine sparso: proprio per l’assenza di una linea europea comune, l’Italia ha preferito astenersi dal voto. A spiegarlo è Maurizio Massari, portavoce della Farnesina, secondo cui l’Italia si è mossa affinché l’Europa si presentasse con una posizione comune e una volta capito che questa possibilità era tramontata, ha preferito astenersi.

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