Ipotesi riscatto case popolari e condono fiscale

Il ministro dello sviluppo, Paolo Romani, parla della possibilità di convertire in un decreto legge le misure proposte dal premier nella lettera inviata la scorsa settimana alla UE e che prevede atti necessari per riavviare la crescita, nel rispetto del risanamento. Si tratta, dice il ministro, di cento cose da fare a costo zero per lo stato, o addirittura prevedendo incassi non indifferenti.

Per fare cassa, si pensa alle privatizzazioni. E’ noto come lo stato abbia partecipazioni rilevanti in aziende molto allettanti per il mercato, come Eni, Enel, Ferrovie, Rai, Poste, etc. Tutte ipotesi al vaglio del governo, che preferirebbe, secondo Romani, prima occuparsi della dismissione del patrimonio immobiliare pubblico.

L’idea di fondo sarebbe di vendere sia quei beni ormai di nulla utilità sociale (vedasi le caserme dismesse da anni), sia soprattutto di permettere agli inquilini delle case popolari di riscattare le abitazioni in cui vivono, se lo desiderano, magari a prezzi scontati. Su quest’ultimo punto, Romani sarebbe molto interessato, parlando di indiscrezioni, che vorrebbero ben un milione di famiglie interessate a riscattare il proprio alloggio, che diventerebbe di proprietà, facendo fruttare allo stato qualcosa come 20 miliardi di euro.

Ma se prende quota la dismissione delle case degli istituti, anche il condono fiscale o il concordato potrebbe essere una delle misure per racimolare denaro e dare ai mercati un segnale di credibilità maggiore nell’azione di risanamento dei conti pubblici. A tale proposito, la scorsa settimana circolava una bozza di decreto, in cui venivano inseriti ben dodici condoni, anche di tasse, come il canone Rai, al fine di permettere al contribuente di mettersi in regola con i pagamenti, anche a rate.

Poi, queste misure sono state smentite o forse ritirate dal tavolo di lavoro del governo, ma tornano oggi in auge, anche per la necessità impellente di avere maggiori entrate.

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