Sindacati attaccano governo su ipotesi riforma art.18

Si profila uno scontro durissimo tra i sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil e il governo Monti, sull’ipotesi formulata dal ministro del lavoro, Elsa Fornero, di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, in modo da rendere più flessibile il mercato del lavoro e creare maggiore occupazione.

Per Susanna Camusso, segretario Cgil, si tratta solo di licenziamenti facili e definisce le proposte della Fornero un accanimento contro pensioni e lavoro, incomprensibili a maggior ragione, perché provengono da una donna.

Il ministro si è detto rammaricato per l’attacco personale e sostiene che il suo era un invito al dialogo. Contrario alla modifica dell’articolo 18 è anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che propone alla “maestrina” Fornero di occuparsi per lo più di come rendere meno conveniente il ricorso ai contratti atipici, attraverso l’uso della leva fiscale.

Il ministro non chiude però la porta al dialogo e pensa a incontrare le parti sociali a gennaio. L’ipotesi sarebbe di rendere possibile il licenziamento anche per i contratti a tempo indeterminato, senza l’obbligo del reintegro per le aziende sopra i 15 dipendenti, magari prevedendo una estensione dei cosiddetti ammortizzatori sociali, a copertura dei periodi di disoccupazione per tutti i lavoratori.

Inoltre, si potrebbe andare incontro alle richieste del sindacato, magari prevedendo una maggiore tassazione e contribuzione sui contratti atipici (indetraibili ai fini fiscali?), in modo da limitarne l’uso a casi eccezionali.

Ad ogni modo, questo nuovo modello contrattuale richiederebbe anche maggiori risorse a carico dello stato, che sono calcolate in almeno 7-8 miliardi di euro all’anno, che il governo dovrebbe reperire ed indicare già in sede di trattativa con i sindacati, se si vuole portare avanti seriamente il discorso della “flexsecurity”. E forse il vero scoglio sarà questo!

 

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