Congo, Kabila giura per suo secondo mandato. Cerimonia disertata

Ieri a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, il presidente Joseph Kabila ha giurato per la seconda volta, avendo ottenuto un altro mandato, dopo le elezioni presidenziali e politiche tenutesi qualche settimana fa. Alla cerimonia di insediamento era presente un solo capo di stato, Robert Gabriel Mugabe, presidente dello Zimbabwe, considerato, peraltro, uno dei peggiori dittatori al mondo. Per il resto, gli altri capi di stato africani non erano presenti, ma hanno preferito inviare i primi ministri o qualche ministro o ancora l’ambasciatore. Anzi, è persino circolata voce che lo stesso Kabila avrebbe chiesto la presenza degli ambasciatori, salvo inserirli nella lista delle persone non gradite nel Paese, che è poi un atto ufficiale di espulsione, pregiudicando i rapporti diplomatici con gli altri stati.

L’Unione Africana ha riconosciuto l’esito del voto, parlando di “risultato in linea con la legge elettorale congolese”. Tuttavia, c’è imbarazzo nello stesso continente per quello che sembra un appuntamento elettorale fortemente inficiato da elementi di violenza e di violazioni delle norme, a tutto vantaggio del già presidente Kabila.

E non è un caso che sempre ieri l‘Unione Europea e gli USA hanno diramato una nota congiunta in cui, pur prendendo atto del risultato elettorale, si rammaricano della decisione della Corte Suprema di Kinshasa di convalidare il voto sic et simpliciter, senza critica alcuna su molti presunti brogli ai seggi. Nella nota si legge che potrebbero essere rivisti i programmi di aiuto verso il Congo, specie qualora non vi fosse chiarezza sullo spoglio ancora in atto riguardo alle elezioni legislative.

Ma Kabila è ancora presidente e lo stato africano adesso potrebbe anche sprofondare nel caos, se il suo avversario Thesekedi non desisterà dal proseguire ad autoproclamarsi presidente del Congo, facendo intravedere uno scenario di scontro e di violenze, che si aggiungerebbe alla situazione già sconfortante nel Paese.

I risultati definitivi delle politiche si avranno solo dalla metà di gennaio, perchè il Paese è caratterizzato dalla pressoché totale assenza di infrastrutture, che rende difficilissimo l’esercizio e il monitoraggio del voto seggio per seggio, ma molto facili i brogli. Le ultime elezioni sono state vissute in un clima di violenza che ha provocato diverse vittime proprio durante il voto.

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