Spagna, Rajoy è nuovo premier e giura nelle mani di Re Juan Carlos

Mariano Rajoy è da ieri ufficialmente il nuovo premier spagnolo, il sesto del dopo Franco. Il leader del Partito Popolare aveva giurato ieri mattina nelle mani del Re Juan Carlos, davanti alla Bibbia e a un crocefisso. Presente anche la Regina Sofia. In serata il premier è tornato dal Re per consegnargli la lista dei ministri che entreranno nel pieno delle loro funzioni già da oggi. Una squadra snella, composta solo da 13 persone, considerato un vero esecutivo di crisi. Alla cerimonia di ieri mattina, in verità, c’era anche l’ex premier Lusi Zapatero, per il passaggio di consegne. E adesso Rajoy eredita una situazione pesantissima, essendo la Spagna il Paese maggiormente nel mirino dei mercati finanziari, subito dopo l’Italia. La lettura dei ministri alla stampa è durata solo un minuto, poi il premier non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.

Il suo stile non è mai populista, anzi, Rajoy ha un profilo parecchio asciutto e questo al momento lo pone in forte considerazione anche tra la stampa non proprio amica, che gli riconosce la capacità di essere una persona di buon senso.

E se già si parla dell’inizio dell’era Rajoy, molte cose non sono affatto scontate con il ritorno della destra al governo, dopo otto anni passati all’opposizione. Rajoy ha annunciato che le misure di austerità contro le pensioni, decise dal predecessore socialista, saranno attenuate, consentendo la rivalutazione degli assegni per l’anno prossimo. Un gesto che vale più di tante parole, a conferma che il nuovo corso con i Popolari non mira a una politica di lacrime e sangue, ma a una gestione accorta e “di buon senso”, appunto.

Ancora più clamoroso il suo piano fiscale. Le tasse, soprattutto sulle aziende, saranno tagliate, ovviamente tagliando la spesa pubblica. Una politica a dir poco rivoluzionaria, in tempi in cui in tutta Europa, Italia in testa, si cerca di fare pagare al contribuente lo scotto di questa crisi, chiedendogli ancora maggiori tasse.

E proprio dalla Spagna potrebbe partire il nuovo vento della destra europea, come in parte fu così anche nel 1996, quando uno sconosciuto José Maria Aznar diede linfa a un’economia ancora ai margini, diventando un punto di riferimento per gli altri governi conservatori del Vecchio Continente. In tempi di così forte pessimismo, è già una rivoluzione la curiosità che la politica appena annunciata dal neo-premier suscita.

 

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