Berlusconi risorge. Dalla Sicilia segnali di alleanza con UDC

Quest’uomo è un caso da analizzare in studi di sociologia o politologia, che si voglia. L’ex premier Silvio Berlusconi si è dimesso ufficialmente il 13 novembre scorso, cioè nemmeno due mesi fa. Vi ricordate qual era l’immagine allora dell’ex presidente del consiglio? Un uomo fragile, vulnerabile a una coalizione sgangheratissima, in preda ai diti medi di Bossi e alle bizze degli Scajola di turno. Per non parlare della stampa nazionale, che lo ridicolizzava e lo sacrificava a responsabile dello spread impazzito, della crisi di credibilità del nostro Paese. Su di lui aleggiava un’aria pesante di quanti lo guardavano con occhi schifati e stanchi. L’apice del declino di Berlusconi si ebbe quella sera delle dimissioni, con decine di persone che lo fischiarono, quasi fosse il responsabile di chissà quale grande misfatto.

Dal giorno successivo, Mario Monti inizia la sua ascesa a Palazzo Chigi. In pochi giorni, il popolo furente e la politica bacchettona hanno avuto il loro governo tecnico. Che Silvio sostenne. E vai con la mannaia sulle pensioni, tasse a non finire e riforme che il popolo di sinistra nemmeno pensava fossero possibili. La percezione cambia. Lo spread rimane inchiodato agli stessi livelli di quando c’era lui. E in pochissime settimane, l’aria intorno all’ex premier è completamente cambiata.

Il sostegno al governo Monti, pur con critiche quotidiane da parte sua e del suo partito, ha evitato che la stampa avversaria lo continuasse a coprire di insulti. Che piaccia o meno, adesso, è un alleato che bisogna quanto meno non infastidire troppo. Molti degli elettori delusi dal PDL tornano sui loro passi, ammettendo che almeno sotto di lui non c’era la graticola quotidiana delle tasse. E sulla crisi? E’ sotto gli occhi di tutti che non dipendeva dal suo governo. Giornali come Il Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica, sono stati sbugiardati nella loro campagna di stampa contro Berlusconi.

E se in Sicilia nel settembre del 2010 si diede vita al ribaltone che portò il PD a sostituire il PDL nella maggioranza, alleandosi con autonomisti e centristi dell’UDC e Fli, prefigurando poi quello che grosso modo sarebbe accaduto con l’esecutivo Monti, sempre dalla Sicilia parte una fase di riflusso di quell’esperienza. L’UDC ha annunciato di lasciare il governo Lombardo e a Palermo sta trattando in queste ore per presentare un candidato sindaco in comune con il PDL. Il PD è rimasto con il cero acceso in mano di un governo Lombardo inconcludente, nel migliore dei casi, oltre che inviso ormai alla stragrande maggioranza di chi lo aveva votato nel 2008.

E’ pur sempre vero il detto che la Sicilia è un laboratorio politico. Guarda a Palermo per vedere cosa accadrà a Roma.

 

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